Il silenzio dei vescoviQuesta storia è incominciata da tempo, da quando, nell’ottobre scorso sulla rivista Jesus comparve una lettera aperta di Franco Monaco, deputato della Margherita, che si riassume nel titolo: “Cari vescovi, perché tanto silenzio sull’Italia?” Monaco ritiene che vi siano almeno cinque motivi per intervenire che indica nel disprezzo della legalità, rischio di conflitto tra istituzioni e parti sociali, il venir meno dello spirito europeistico e della promozione della pace, il dominio del pensiero neoliberista, la concentrazione dei massmedia in poche mani. Egli lamenta che i vertici della Chiesa si tengano in disparte e non si pronuncino su questioni che ritiene fondamentali per il futuro dell’Italia. L’intervento di Monaco, riportato da una nota rivista dei Paolini, ha destato curiosità e interesse ed ha indotto a fare il paragone con tempi non troppo lontani in cui, forse dalle stesse persone, si chiedeva ai vescovi di astenersi dal ripetere i loro interventi in occasione delle elezioni politiche. Anche perché quegli interventi erano unidirezionali e scontati. Oggi, invece, nulla è più scontato e pertanto l’intervento dei vescovi per illuminare le coscienze confuse di gran parte della gente e non solo dei cattolici sarebbe utile ed opportuno. Molti, pertanto, e non solo Monaco, chiedono ai vescovi di uscire dal silenzio, di non lasciare che la profezia sia coperta dalla diplomazia, che parlino, parlino di più, o più chiaramente, si espongano senza paura. Questa richiesta, che non tiene in debito conto le possibili strumentalizzazioni e i ricatti cui può andare incontro, per le reazioni di una parte e dell’altra, trova la sua motivazione nel disagio e disorientamento della gente di fronte alle scelte politiche e si manifesterà in modo acuto all’avvicinarsi del periodo delle votazioni del prossimo giugno. La gente vuole essere orientata, indirizzata, illuminata. Qualcuno arriva a chiedere ordini ai quali poter obbedire in santa pace. Il dato più importante di cui prendere atto, culturalmente e politicamente, mi pare proprio lo stato di confusione e disorientamento diffuso tra la gente. La questione è stata rilanciata, nell’ultimo numero della rivista Aggiornamenti sociali, dal direttore padre Bartolomeo Sorge gesuita (numero di marzo 2004), in un ampio servizio in cui descrive gli interventi fatti dai vescovi in passato, la situazione attuale, il compito dei laici cattolici in politica La cosa che sembra emergere dall’articolo di padre Sorge è la doppia costatazione, che a me pare anche in qualche modo una contraddizione: la prima è che, secondo lui, i vescovi oggi in realtà tacciono, mentre dovrebbero parlare; la seconda è che in passato hanno parlato abbondantemente e chiaramente e le cose che hanno detto sono tuttora valide e attuali. È certo, comunque, e Sorge ne è ben consapevole, che i vescovi sanno quello che fanno e con il loro atteggiamento intendono non lasciarsi appiattire su posizioni asfittiche di uno o l’altro polo e lasciare che i laici cattolici giochino la loro libertà in un campo dove sono giustamente protagonisti, illuminati e ispirati dall’insegnamento che la Chiesa offre sul piano etico. A fondamento di questa scelta, su Aggiornamenti sociali è riportato quanto detto dal Papa a Palermo in occasione del Convegno nazionale del 1995: “La Chiesa non deve e non intende coinvolgersi con alcuna scelta di schieramento politico o di partito, come del resto non esprime preferenze per l’una o per l’altra soluzione istituzionale o costituzionale, che sia rispettosa dell’autentica democrazia”. La conclusione di Sorge è che i vescovi, potrebbero, sì, parlare di più oggi, ma anche se lo facessero non potrebbero mai “supplire alla mancanza di maturità spirituale e di competenza professionale dei laici impegnati in politica. Dopo oltre cent’anni di Dottrina sociale della Chiesa e dopo oltre cinquant’anni di vita democratica in Italia non dovrebbe essere difficile distinguere un programma politico dall’altro, coglierne la differente ispirazione ideale e le implicanze etiche, giudicarne la consonanza o meno con gli ideali cristiani”. Padre Sorge auspica che un dibattito sul “silenzio dei vescovi” possa divenire proficuo per far prendere coscienza ai laici della loro responsabilità verso la politica. E tuttavia forse non è solo questione di coraggio o di preparazione, quanto di una difficoltà oggettiva determinata dal sistema elettorale, per cui chi volesse orientarsi nelle sue scelte all’insegnamento della Chiesa in ognuno degli schieramenti troverà importanti segmenti di elementi anticristiani.
Italiani disorientati cercano parole chiare sui due schieramenti. Ma dove trovarne?
CATTOLICI E POLITICA
AUTORE:
Elio Bromuri