La ordinazione episcopale e l’inizio del ministero pastorale di un nuovo vescovo in una Chiesa locale, è un fatto ecclesiale di straordinaria rilevanza.
Questo, non tanto perché un presbitero è giudicato degno di assumere il ministero episcopale, quasi fosse un riconoscimento delle personali capacità e una promozione in seno alla gerarchia della Chiesa, ma perché a tutto il popolo di Dio presente in una determinata diocesi viene donato il proprio pastore.
Ancor più, per usare la metafora del corpo con cui l’apostolo Paolo descrive la Chiesa, i vescovi si possono considerare quelle “giunture e legami” da cui il corpo riceve “sostentamento e coesione… realizzando così la crescita secondo il volere di Dio” (Col 2, 19), attraverso la missione di predicare il Vangelo, di santificare i credenti mediante i sacramenti, di guidare il popolo di Dio nel pellegrinaggio terreno.
Non privilegio ma servizio
Dunque nulla a che fare con il privilegio ma piuttosto con il servizio per l’edificazione del “corpo di Cristo”. Così come ogni ministero ordinato o battesimale nella Chiesa.
Difatti, questa missione che Cristo affidò agli Apostoli perdura ininterrottamente nel tempo attraverso i loro successori, cioè l’“ordine” dei vescovi presieduto dal successore di Pietro, il Romano Pontefice, pastore di tutto il gregge.
E questa missione si concretizza anzitutto, nella predicazione del Vangelo al popolo a loro affidato; poi, nella celebrazione dei sacramenti per la santificazione dei fedeli; infine, nell’esercizio di governo per edificare il “gregge” (il popolo di Dio) nelle verità e nella santità.
Il rito liturgico
La liturgia di ordinazione indica, attraverso i riti e le preghiere, proprio questa identità dell’episcopato.
Nel Rito di ordinazione il vescovo eletto, come da antica tradizione, dopo l’omelia viene interrogato pubblicamente sulla volontà di esercitare il proprio ministero di maestro, pastore, padre e sacerdote, in comunione con il collegio episcopale e con il Papa ed in collaborazione con i presbiteri e i diaconi.
Dopo aver invocato la grazia divina attraverso le litanie dei santi, durante le quali l’eletto si prostra a terra, con l’imposizione delle mani da parte dei vescovi e la preghiera di ordinazione, viene conferito all’eletto il dono dello Spirito Santo perché diventi vescovo e compia, “irreprensibilmente” – come recita la prece – il suo ministero.
I riti esplicativi
Seguono, poi, i riti esplicativi, che completano il rito di ordinazione sottolineando e descrivendo simbolicamente ciò che è già avvenuto.
Primo tra i riti esplicativi è l’unzione del capo dell’ordinato con l’olio del Crisma, per significare la sua particolare partecipazione al sacerdozio di Cristo.
Segue la consegna del libro dei Vangeli, per esprimere il suo instancabile impegno nell’annuncio; l’anello, con il quale è significata la fedeltà alla Chiesa, sposa di Dio; la mitria, espressione dell’impegno alla santità, ed il pastorale, manifestazione del ruolo di guida e di pastore della Chiesa che gli viene affidata.
Sarà, quindi, invitato a sedersi sulla cattedra, in qualità di maestro autentico della fede, ad imitazione di Cristo Maestro.
Infine, con l’abbraccio e il bacio di pace che l’ordinato riceve dal vescovo ordinante e da tutti gli altri vescovi, si pone quasi il sigillo alla sua aggregazione al collegio dei vescovi.
Maffeis, ordinato Vescovo, assume la presidenza della celebrazione
La celebrazione, poi, continua come di consueto e, se l’ordinazione avviene nella diocesi affidata al vescovo ordinato – ed è il caso del vescovo Ivan Maffeis – , sarà egli stesso a presiedere la concelebrazione della liturgia eucaristica, offrendo così il simbolo della carità e dell’unità del corpo ecclesiale che è chiamato a custodire.
L’inizio del Ministero di Maffeis e la lettura della Bolla papale
Con la liturgia di ordinazione, inoltre, sempre se celebrata nella chiesa cattedrale della diocesi affidata al nuovo vescovo, si compie l’atto canonico di inizio del ministero nella Chiesa locale leggendo, prima dell’omelia, la Lettera Apostolica con il mandato del Papa e, come già detto, facendo insediare l’ordinato sulla cattedra episcopale.
Con tale atto viene ad aggiungersi il requisito giuridico della presa di possesso.
A partire da questo momento il vescovo assume il governo della diocesi a tutti gli effetti, esercitando il suo ministero secondo quanto disposto dal Codice di Diritto Canonico il quale ai canoni 381-402 sottolinea che il vescovo diocesano con sollecitudine deve curare la Chiesa locale, facendo attenzione a tutte le membra del corpo ecclesiale, ma pure verso i lontani, nei confronti di coloro che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica, e considerando affidati a sé anche i non battezzati.