La chiesa romanica di San Salvatore a Terni

La chiesa di San Salvatore in Terni, tra le più antiche della città, sorge proprio nel cuore del centro storico, di fronte al Palazzo comunale e non lontano dall’antica palude dove la leggenda vuole che avesse sede il mitico drago che domina lo stemma della città. La chiesa è comunemente conosciuta anche come “Tempio del sole” a causa della tradizione secondo cui l’edificio sarebbe sorto sui resti di un tempio pagano. A suggerire quest’origine l’insolita forma circolare dell’edificio in cui si trova l’altare. In realtà, oltre trent’anni fa, uno studio dell’architetto Renzo Pardi ha demolito definitivamente la leggenda datando la chiesa all’XI secolo inoltrato, anche se a causa dell’impossibilità di effettuare scavi adeguati (vista la presenza di numerosi edifici nella zona) le origini della chiesa sono in parte ancora avvolte nel mistero. Un’altra leggenda vede San Salvatore sede dello storico incontro tra papa Zaccaria e il re dei Longobardi Liutprando nel 742, che diede origine al potere temporale della Chiesa con la celebre “donazione di Sutri”. In realtà le mura della chiesa, nell’VIII secolo, non esistevano ancora e l'”Oratorio del Salvatore” citato dallo storico Anastasio Bibliotecario doveva trovarsi probabilmente in un altro edificio. La chiesa sorge su resti romani, anche se si tratta con ogni probabilità, di una villa privata del primo secolo dell’Impero. La chiesa di San Salvatore ha una struttura tipicamente romanica: l’edificio è costituito da una navata unica divisa in due campate, in fondo alla quale si apre il corpo terminale a pianta circolare coperto da una cupola recante al sommo un’apertura rotonda; al vano circolare segue un’abside quadrangolare coperta da una volta a botte. Sul fianco sinistro si apre la cappella Manassei, accanto alla quale sorgeva quella dei Filerna, abbattuta durante i restauri. L’altare maggiore è ricavato dai resti di un cippo romano, probabilmente un’ara pagana. Dietro l’altare si può ammirare un affresco di scuola perugina dei primi del Cinquecento che rappresenta la Crocifissione con la Vergine, san Giacomo e la Maddalena, che è stato recentemente restaurato e riportato all’originario splendore, così come gli affreschi della cappella Manassei, dovuti alla mano di un ignoto maestro umbro del Trecento, raffiguranti la Crocifissione, San Giovanni, Santa Maria Maddalena con santa Caterina martire e la Madonna in trono con gli angeli e sant’Agnese. Gli affreschi, così deteriorati da non essere quasi più visibili, sono tornati alla luce grazie al restauro operato dalla Soprintendenza due anni fa. I resti romani che si trovano sotto la chiesa sono stati scoperti nel corso degli scavi del 1909, al termine dei quali furono nuovamente interrati. Una parte dei resti è invece oggi visibile grazie ai lavori effettuati nel 1970 e finanziati dalla Carit, dopo i quali il pavimento della chiesa è stato alzato di oltre un metro lasciando accessibile e visibile (attraverso delle finestre sul pavimento) la zona inferiore. Parroco di San Salvatore è dal 1998 mons. Antonio Maniero, vicario generale della diocesi. Tra le attività portate avanti dalla parrocchia c’è un centro di accoglienza della Caritas e il Rifugio Sole per tossicodipendenti. Ogni domenica alle 14.30 viene poi celebrata una messa con rito orientale per un gruppo di cattolici ucraini residenti in città.

AUTORE: Arnaldo Casali