Sono dieci gli anni – 1999-2009 – in cui Massimo Brunini ha guidato la città di Spoleto da sindaco. Dopo due lustri lascia il palazzo comunale. In otto si contenderanno la fascia tricolore. Tanti gli avvenimenti, positivi e negativi, molte le lodi e le critiche, numerosi gli aggettivi usati per descrivere colui che passerà alla storia della città come il primo ad aver governato Spoleto per un periodo di tempo così lungo. Lo abbiamo incontrato nel suo studio in municipio per fare un bilancio della sua amministrazione. Come è cambiato l’uomo Massimo Brunini dopo questa esperienza? “Sono una persona più formata, con tante competenze in più rispetto al passato, tante più conoscenze, tanta più consapevolezza delle difficoltà che ci sono. Credo che, se a Spoleto riusciamo a mettere in campo conoscenze, disponibilità, fantasia e impegno, sarà possibile fare un bel cammino in avanti”.
In dieci anni ha incontrato tanti volti, si è confrontato con tante storie, è venuto a conoscenza di molte situazioni, a volte anche delicate e tragiche. Se dovesse riavvolgere velocemente il nastro di questi dieci anni, qual è la prima cosa che le viene in mente, la prima persona o situazione che le balza davanti agli occhi? “La prima esperienza che mi viene in mente è la chiusura della casa di riposo San Paolo e i volti di quelle persone. Era il luogo che per due secoli a Spoleto rappresentava il ghetto, la fossa, l’angolo prima della morte di tanti anziani; era il manicomio residuale; era il luogo più brutto di Spoleto; era la vergogna degli spoletini. Ho voluto chiuderlo. Con la diocesi abbiamo costituito la Fondazione Giubileo per una nuova accoglienza di queste persona in una casa famiglia nella frazione di Terraja. Quella era la piaga più grossa che avevamo a Spoleto. Il luogo simbolo dell’esclusione sociale è divenuto la scuola simbolo della città. Un bel segnale, che dà il segno di come un amministratore comunale possa cambiare le cose”.
Lei consegna nelle mani del suo successore una Spoleto diversa, forse più bella, rispetto al 1999. Di cosa va più fiero? “Del fatto che gli spoletini siano consapevoli di poter cambiare la città. Il cambiamento deve essere nella nostra mente, nel nostro modo di agire. Tutti siamo chiamati a guardare nel futuro. Aver messo le mani nel recupero del patrimonio storico-artistico (molte strutture, sia pubbliche che private, erano in decadenza) è stato un momento importante di crescita per Spoleto. Sono anche fiero della viabilità: abbiamo finalmente sgonfiato il traffico cittadino. Ora si deve lavorare tutti insieme per aver presto l’uscita viaria su Roma, la Tre Valli che ci collega, tramite un tunnel, a Terni e di lì alla capitale”.
Se potesse tornare indietro, cosa non rifarebbe? “Credo che rifarei un po’ tutto. Certo alcune cose le farei meglio, come ad esempio lavorare più sulla rappresentanza della città nelle sedi istituzionali regionali. Siamo carenti nelle rappresentanze sindacali, degli artigiani, dei coltivatori e di altre categorie che possano far dialogare il Comune con la società. Questo è un campo che ho trascurato. Non l’ho ritenuto prioritario e ho sbagliato”. Un consiglio al suo successore? “In città deve abbassarsi il tono della conflittualità. Si deve puntare al valore dell’unità, anche nella diversità. Un presupposto per andare avanti bene è lavorare per l’unità. La difesa degli interessi della città è prioritario. Studiare e conoscere è fondamentale. L’ignoranza non vince, vince solo l’intelligenza e lo studio. Ho cercato di far cessare le conflittualità che c’erano in città da oltre un secolo: è un’eredità positiva da coltivare”.
Cosa farà Massimo Brunini quando non sarà più sindaco di Spoleto? “Questo non dipende da me. Se sono una risorsa per la città, i soggetti che mi hanno chiesto di fare il sindaco mi cercheranno. Il politico non si deve sempre proporre: io non ho chiesto mai nulla, attendo che mi dicano quello potrò fare. Il mio impegno per la città è noto a tutti, così come le mie conoscenze. Se necessario, sono pronto a dare una mano. Ma sia ben chiaro che posso stare anche senza far nulla, posso riposarmi. Brunini non sarà mai un problema, solo una risorsa”. In due parole: essere sindaco della propria città vuol dire … “La gran soddisfazione di essere utili alla crescita della grande famiglia che è la città. Ma anche una grande responsabilità: per te puoi anche sbagliare, ma quando sbagli per la collettività è pesante. Ho sempre cercato di far crescere la città e di farla sviluppare, non dimenticando mai la memoria e l’identità di un popolo”.