La fede esige amore a Dio e al prossimo

Parola di Vescovo

La semplice religiosità esteriore non è capace di plasmare il cuore dell’uomo e di incidere profondamente nella sua vita e nelle sue attività. Non per nulla, anche oggi, varie forme di fondamentalismi si appellano alla religione e a Dio per giustificare i loro folli progetti eversivi. Il problema merita attenzione soprattutto in coloro che guardano alla fede che professano come al bene più prezioso che si possa possedere. È doloroso che alle tante forme di fondamentalismo islamico in questi mesi si sia aggiunto anche quello induista, dando un volto nuovo e inaspettato al tradizionale rispetto del sacro che ha sempre caratterizzato la grande anima dell’India. È assai povera la discussione che si svolge in Italia circa l’accoglienza e la regolamentazione degli immigrati. Certamente non si possono accogliere tutti, soprattutto in questa fase di grave e preoccupante recessione, ma non si può neppure chiudere la porta al disperato che fugge dalla miseria, dalle guerre e dalle discriminazioni. La doverosa lotta al crimine va congiunta alla necessaria accoglienza del bisognoso, poiché è una persona che ha la stessa nostra dignità. Del resto tutti abbiamo bisogno di essere accompagnati dalla benedizione dei poveri, poiché se essi sono con noi anche Dio sarà con noi. Urge che le religioni si manifestino nella loro vera natura, cioé nell’apertura al trascendente e all’immanente, al divino e all’umano, e che la religiosità diventi fede vera, cioè amore verso Dio e verso i figli di Dio. In questo senso va efficacemente sostenuta l’azione che il Papa, coadiuvato dai suoi organismi e in particolare dal suo Osservatorio permanente all’Onu, porta avanti ogni giorno, difendendo la libertà di coscienza e di religione, la pari dignità tra l’uomo e la donna, la pace e la solidarietà internazionale. Ricevendo i rappresentanti del recente Forum tra cattolici e musulmani, che aveva esaminato proprio il tema dell’amore a Dio e al prossimo, ha detto: ‘I leader politici e religiosi hanno il dovere di garantire il libero esercizio… della libertà di coscienza e di religione. La discriminazione e la violenza che ancora oggi le persone religiose sperimentano… e spesso le violente persecuzioni… rappresentano atti inaccettabili e ingiustificabili, tanto più gravi e deplorevoli quando sono compiuti in nome di Dio’. Ricordando la drammatica ‘notte dei cristalli’ del 1938, inizio dell’incredibile sterminio degli ebrei, ha affermato: ‘Ancora oggi provo dolore per quanto accadde in quella tragica circostanza, la cui memoria deve servire per far sì che simili orrori non si ripetano più e che ci si impegni, a tutti i livelli, contro ogni forma di antisemitismo o di discriminazione, educando le giovani generazioni al rispetto e all’accoglienza reciproca’. Nel mondo sono oltre 60 i Paesi nei quali la libertà religiosa e i diritti umani sono violati. Sant’Ireneo diceva che ‘la gloria di Dio è l’uomo vivente’. Se Dio è per me e non per tutti, vuol dire che ne ho fatto un idolo a mio uso e consumo. Se considero la mia religione proprietaria di una determinata area geografica, vuol dire che non sono al servizio di Dio ma che ho messo Dio al mio servizio. Se uso l’inganno o la violenza per accrescere i seguaci della mia religione, vuol dire che non amo né Dio né l’Uomo né la verità. Riporto un pensiero di sant’Ambrogio: quando non si riconosce un Dio, che è sì al di sopra di tutti ma che è anche presente in tutti, è segno che io non cerco l’amore, che Cristo ha mostrato in pienezza sulla croce, ma un padrone, forse un po’ simile ai tanti piccoli padroni del mondo.

AUTORE: Sergio Goretti