La prolusione del card. Bagnasco al Consiglio permanente Cei: contro le miserie materiali e morali

CEI. La prolusione del card. Angelo Bagnasco al Consiglio permanente
Il card. Angelo Bagnasco mentre tiene la prolusione
Il card. Angelo Bagnasco mentre tiene la prolusione

Una Chiesa che vuole servire il Paese con i “mezzi della debolezza e della povertà” come insegna Papa Francesco, ma che non rinuncia a parlare e a occuparsi di tutto ciò che riguarda gli uomini: così ha detto lunedì sera a Roma, nella prolusione ai lavori del Consiglio episcopale permanente (terminato ieri, giovedì), il presidente della Cei card. Angelo Bagnasco.

Richiamando il messaggio del Papa per la Quaresima, dove si parla di Dio che si rivela al mondo “con i mezzi della debolezza e della povertà”, il Cardinale ha detto che “è con tale spirito che anche noi continueremo il compito di revisione dello Statuto” della stessa Cei, avviato nei mesi scorsi, oltre ad affrontare due “Note di rilievo”: una sulla scuola cattolica, “vero patrimonio del Paese”, e la seconda sull’“Ordo virginum, nuovo carisma per la Chiesa”.

Non ha poi tralasciato di invitare il nuovo Governo “a incidere su sprechi e macchinosità istituzionali e burocratiche, ma soprattutto a mettere in movimento la crescita e lo sviluppo”. Di fronte a una “povertà in rapido e preoccupante aumento” il card. Bagnasco ha richiamato alcuni dati del rapporto Caritas 2014 False partenze di imminente presentazione. Ha ricordato che “gli sforzi delle 220 Caritas diocesane e degli 814 Centri di ascolto si sono moltiplicati, e le iniziative sono in quattro anni raddoppiate, registrando un aumento impressionante di italiani che bussano alla porta, così come di gruppi sociali che fino a oggi erano estranei al disagio sociale… Come vescovi, vogliamo incoraggiare il servizio delle nostre Caritas e dei Centri di ascolto, come di tutte le 25.000 parrocchie e delle molte aggregazioni: è uno spiegamento di persone e di risorse che umilmente affronta un’onda sempre più grande e minacciosa”.

Parlando di “miseria morale e spirituale”, il Presidente della Cei ha ricordato come nel primo caso si divenga “schiavi del vizio e del peccato”, causa non infrequente anche di “rovina economica”; e nel secondo ci si allontana da Dio “rifiutando il Suo amore”. “L’autosufficienza è la forma sostanziale di ogni peccato”, e una forma particolare e attuale di questa “alterigia” è rappresentata dalla “violenza accattivante delle ideologie”. Ha qui fatto l’esempio del fatto che “l’obiezione di coscienza è ormai sul banco europeo degli imputati. Non è più un diritto dell’uomo? Perché accade che in Europa alcune serie ‘raccomandazioni’ sono tranquillamente disattese, mentre altre, non senza ideologismo, vengono assunte come vincoli obbliganti?”.

“L’Occidente non è più al centro del mondo”, ha proseguito, anche per certi comportamenti ambigui e “ricattatori” verso i popoli poveri, quali “finanziamenti in cambio di leggi immorali” (in riferimento ai temi della vita, famiglia, contraccezione, ecc.). Il Cardinale ha giudicato questa azione politica una “corruzione dell’umanesimo”, ammonendo che “se l’Occidente vuole corrompere l’umanesimo, sarà l’umanesimo che si allontanerà dall’Occidente e troverà altri lidi meno ideologici e più sensati”.

Per questo – ha aggiunto, citando il Papa – “i Pastori, accogliendo gli apporti delle diverse scienze, hanno il diritto di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone, dal momento che il compito della evangelizzazione implica ed esige una promozione integrale di ogni essere umano. Non si può più affermare che la religione deve limitarsi nell’ambito del privato”.

Sviluppando il concetto di “difesa della vita” da quella nascente fino al suo termine naturale, ha poi affermato che “è una visione iper-individualista all’origine dei mali del mondo, tanto all’interno delle famiglie quanto nell’economia, nella finanza e nella politica. Ma il sentire profondo del nostro popolo è diverso”.

Tra le conseguenze, “aree diverse di sviluppo e risorse, di ricchi e di poveri, di giustizia e di ingiustizia, di diritti umani proclamati e di fatto violati, ad esempio i diritti del bambino, oggi sempre più aggredito: ridotto a materiale organico da trafficare, o a schiavitù, o a spettacolo crudele, o ad arma di guerra, quando non addirittura esposto all’aborto o alla tragica possibilità dell’eutanasia”. E ancora, “la tratta delle donne, la violazione, a volte fino alla morte, della loro dignità”. E “forme di violenza e di barbara criminalità che assume anche forme organizzate e mafiose, come è stato ricordato nei giorni scorsi dal Santo Padre incontrando i familiari delle vittime”.

AUTORE: Luigi Crimella