La terza Chiesa sta… a Roma

A metà degli anni Settanta, uno studioso cappuccino, Walbert Buhlmann, scrisse un libro che diventò famoso e fece discutere intitolato La terza chiesa alle porte. In tempo di globalizzazione, di esso rimangono attuali analisi e indicazioni teologiche e pastorali. Non sarebbe male riprenderlo in mano per riflettere sulla prospettiva in stato di avanzamento di un diverso, o persino rovesciato, flusso del vangelo nella storia attuale. Certamente è già avvenuta una diversa distribuzione geografica della popolazione di fede cristiana. Buhlmann pensava che la parte del mondo allora ancora relegata nella dimensione di “terzo mondo”, mondo considerato passivo, da evangelizzare, si sarebbe svegliata e affermata sul piano mondiale, determinando un cambiamento di stile di vita e di mentalità rispetto a quella predominante in Europa e nell’Occidente sviluppato. Senza entrare nel merito del voluminoso e documentato testo edito dalle edizioni Paoline, ricco di dati e di contributi di carattere ecclesiologico e storico, credo che si possa dire che quel futuro “alle porte” è ormai superato e tanti sarebbero i motivi per dimostrarlo. La Chiesa del terzo mondo, precisando che è pur sempre la stessa Chiesa, considerata “terza” non perché giunta più tardi alla fede cristiana ma per motivi di presunto o reale ritardo economico e culturale, oggi con il Papa Francesco, non è più al terzo posto, ma si trova al centro del cattolicesimo e dell’intera cristianità. Nella sua persona Papa Francesco porta con sé in modo esplicito quel mondo. Egli stesso ha detto che è venuto “dalla fine del mondo”, ha consapevolezza della sua identità di argentino, di figlio di emigrati, che ha visto e fatto esperienza diretta delle miserie e sofferenze del mondo, primo, secondo e terzo e lo rappresenta senza complessi e senza timori, affermando il suo stile, la sua mentalità, il suo linguaggio, i suoi gesti che non risentono minimamente degli ambienti curiali e culturali europei. Cosa comporti ciò, per il rinnovamento della Chiesa e l’impatto sulla comunità umana, lo si vedrà nello sviluppo del suo pontificato. Intanto si può dire che abbia portato una corrente di aria fresca che fa bene a tutti. Abbiamo visto mercoledì scorso durante l’udienza pubblica in Piazza San Pietro un Papa senza ombrello sotto la pioggia, in mezzo a migliaia di persone coperte tutte da ombrelli di svariati colori: uno spettacolo che alla sola vista suscita stupore ed emozione. Questo Papa verrà il 4 ottobre, festa di san Francesco, ad Assisi. In quel giorno la città serafica, il luogo di Francesco, si salderà con la persona che ne ha assunto il nome portandolo al centro e al vertice di tutte le Chiese del mondo. In questo senso non è solo la terza Chiesa che è giunta a Roma, ma la Chiesa tout court, prima ed “ultima”, degli ultimi, dei poveri delle periferie del mondo. Francesco si convertì a contatto con i lebbrosi; la conversione delle Chiese e dei singoli cristiani potrà avvenire con un contatto più forte e convinto con i diseredati del mondo. Così leggiamo la visita – pellegrinaggio di papa Bergoglio ad Assisi. La gente umbra coglierà certamente il senso e il valore dell’evento al quale è invitata a partecipare concordemente nel suo insieme.

AUTORE: Elio Bromuri