La vita è un viaggio più o meno lungo che bisogna fare per arrivare a casa; siamo tutti pellegini. È un pellegrinaggio che iniziamo nell’incoscienza, sia nel nascere dal grembo materno alla vita terrena, sia nel nascere alla vita soprannaturale nel fonte battesimale. E con la morte terminerà anch’essa nell’incoscienza. Si conosce la vita solo tappa dopo tappa, ignorandone sia l’origine, sia il termine. E come me, sono pellegrini anche coloro che mi cammiano accanto.
Eppure bisogna partire, perché la vita corre inesorabile, ma bisogna scegliere la strada giusta, e per scegliere la strada giusta bisognerebbe però sapere dove essa porta, tappa dopo tappa, fino al termine. La vita, insomma, deve essere programmata e vissuta secondo un progetto globale, totale, ogni giorno. E se poi mi sento in obbligo di guidare e aiutare a camminare sulla via giusta chi mi sta accanto, il problema della mia vita personale si complica ancora di più.
Lo avvertiva e lo viveva profondamente anche il famoso scrittore F. Dostoievski, e tuttavia – scriveva in una lettera alla signora von Wisine – “Dio mi invia talvolta minuti di totale serenità. In tali minuti ho composto dentro di me una professione di fede, dove tutto è chiaro e sacro. Questa professione di fede semplice, eccola: credere che non vi sia nulla di più bello, di più profondo, di più’simpatico, di più ragionevole, di più coraggioso, di più perfetto che il Cristo; e non soltanto non vi è nulla, ma, me lo dico con amore geloso, non ci può esser nulla. Più ancora: se qualcuno mi avesse provato che il Cristo è al di fuori della verità, e se fosse realmente stabilito che la verità è al di fuori’del Cristo, preferirei restare col Cristo piuttosto che con la verità”.
Quest’ultima espressione è un’affermazione audace, ma vera, se si tiene presente il significato analogico del concetto di verità. La verità matematica che sta nella mia mente, per esempio, è enormente più limitata della verità matematica che stava nella mente di Einstein, benché in ambedue sia verità matematica.
Ma fra la verità che sta nella nostra mente umana e la Verità che è il Verbo incarnato, ogni raffronto diventa impossibile, perché solo Gesù poteva dire: ‘Io sono la via, la verità, la vita’ (Gv 14,6).
Si può conoscere la filosofia platonica senza saper nulla di Platone, si può godere la visione del Giudizio universale senza conoscere Michelangelo, si può leggere la Divina Commedia senza saper nulla di Dante.
Quando si tratta di Gesù di Nazaret avviene tutto il contrario: al centro sta sempre lui, la sua persona presente e viva. Tutto il resto dipende da questa sua presenza e dal grado di imitazione e di intimità con lui.