L’adorato Pennac nella versione teatrale di Giorgio Gallione

A colloquio con Claudio Bisio in scena al Teatro Morlacchi di Perugia

Dai successi ottenuti in qualità di regista cinematografico, alla trasformazione in brillante presentatore di cabaret in televisione. Adesso lo ritroviamo a teatro, protagonista di un surreale testo di Daniel Pennac, “Monsieur Malaussène” in scena al Teatro Morlacchi di Perugia fino a domenica 25 febbraio. Ha coraggio Claudio Bisio a fare l’attore così, tra cinema, televisione, teatro, tra comicità, commedia e storia seria, tra i set cinematografici e la pedana dello Zelig, lo storico cabaret milanese dove lavora tra amici.”Può confondere – dice Claudio Bisio – ma se riesco a far passare questa scommessa non c’è nemmeno da scomodare l’esempio di Robert De Niro o Dustin Hoffman che fanno il film di successo e lo spettacolo off-Brodway. Mi muove la curiosità e poi la carriera di un attore, va da sè, si vede da quello che non fa.” A 43 anni, Claudio Bisio, è un attore e un comico già di successo, amato dal teatro e dal cinema d’autore come dai consumatori di televisione. A Perugia Bisio interpreta l’adorato Pennac nella versione teatrale firmata dal regista Giorgio Gallione. Si tratta della poderosa saga dei Malaussène in un monologo dove Benjamin aspetta un figlio da Julie e parla al nascituro del mondo che troverà, ma non solo, con umori, linguaggio, iperboli alla Pennac. “Di lui ho letto tutto – prosegue Bisio- già anni fa. A questo spettacolo ci credo, lo stiamo mettendo in scena, ormai, da diversi anni dopo il debutto a Spoleto Festival nel ’97. Questo testo mi procura e mi ricorda molte sensazioni. Ci sono infiniti nessi con le mie idee e con i miei interrogativi, con i dibattiti familiari. Conversazioni scambiate con mia moglie, frutto di un parlare a ruota libera, con teorie a volte contrastatissime come quando Julie reagisce nel monologo al troppo peso attribuito dal suo uomo allamore”. In cosa sono differenti le chiavi di lettura francesi e italiane? “Il modo in cui affronto il monologo è più confidenziale, più intenerito, più spiritoso. A Parigi, dove a recitare Malaussène è stato il mio collega Jean Guerrin, prevalevano toni più problematici, a volte un po’ drammatici. Non nascondo che preferisco la scioltezza a un eccessivo contrasto”. Cosa ti ha appassionato di questo spettacolo? “Il tema della creazione, semplicemente. Sembra che l’argomento della longevità della specie sia di pertinenza esclusiva femminile, ma è una questione di coscienza che si possono porre anche gli uomini, se sani di mente. Anche se la vera salute non è poi mai mentale”. E l’esperienza con gli spettatori? “Ah, io amo il suono del pubblico. Ogni sera è differente. Vorrei scrivere un diario delle attitudini, degli effetti, delle resistenze, degli abbandoni che distinguo in una platea. Sale che tossiscono. Sale che ridono e poi stanno in silenzio perché ridendo hanno perso un nesso. Sale con buonumore a catena”.

AUTORE: Luca Verdolini