In marcia ‘per’ e non ‘contro’. Lungo i 25 chilometri battuti dalla marcia Perugia-Assisi, quest’anno i pacifisti non hanno gridato contro Saddam Hussein, Bin Laden o Bush. Tutti hanno camminato, cantato, alzato cartelli e striscioni per chiedere pace e per invitare la nuova Europa a farsi costruttrice di pace, in tutto il mondo. Le bandiere di partito sono state quasi del tutto ammainate, per lasciare spazio alla società civile, alle associazioni, alla gente comune. Che siano stati 300 mila, come sostengono gli organizzatori della Tavola della Pace, o i cento mila indicati dalle forze dell’ordine, poco importa. I partecipanti alla marcia hanno chiesto ancora una volta di globalizzare giustizia, sviluppo e solidarietà. E soprattutto un ruolo diverso per l’Europa, come sottolineato anche nella quinta assemblea dell’Onu dei Popoli. C’erano 225 persone in rappresentanza di organizzazioni di 132 paesi del mondo. ‘Era veramente sentirsi un villaggio globale, una rete di società civile globale – ha detto il presidente delle Acli, Luigi Bobba – in grado di essere un nuovo attore della democrazia’. La richiesta più pressante che dall’Assemblea dell’Onu dei Popoli si è trasferita alla marcia della pace è stata quella di inserire nella Costituzione europea il ripudio della guerra come soluzione per le controversie internazionali. ‘Quello che chiediamo ‘ ha commentato Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl e uno dei primi firmatari della petizione all’Unione Europea ‘ è che l’Europa veramente assuma come impegno fondativo il ripudio della guerra e che pertanto possa giocare nelle grandi istituzioni internazionali questo ruolo, ridando vitalità all’Onu e a tutti quegli strumenti che evitano e che mediano sui conflitti’. Qualche polemica politica c’è stata alla vigilia e alla partenza. Ma stavolta il popolo della marcia non ha raccolto provocazioni e tutti i leader ‘ a sinistra e a destra, presenti o assenti ‘ sono passati in secondo piano. La politica non ha condizionato il clima della marcia, com’era accaduto, per esempio, nel 1999, in occasione della guerra del Kosovo, o nel 2001, dopo il G8 e con la ferita dell’11 settembre appena aperta. Ai marciatori giunti in Umbria dall’Italia e dal mondo sono arrivati anche i messaggi del Capo dello Stato, Ciampi, e di Papa Giovanni Paolo II. Mentre dalla piazza di Bastia Umbra è stata lanciata la campagna che toccherà tutto il mondo per ricordare gli impegni che i paesi ricchi hanno assunto verso quelli sottosviluppati. Otto i nodi da sciogliere entro il 2015: eliminare la povertà estrema e la fame; assicurare l’istruzione elementare universale; promuovere la parità fra i sessi; diminuire la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere Hiv e Aids e le altre malattie; assicurare la sostenibilità ambientale; sviluppare una partnership globale per lo sviluppo. In conclusione, sulla spianata della Rocca di Assisi, si è aperta la riflessione sui quattro pilastri della ‘Pacem in terris’ ‘ giustizia, libertà, solidarietà e verità ‘ con le parole di chi la violenza e la guerra le vive quotidianamente. Di chi è arrivato da Malesia, Palestina, Senegal e Stati Uniti per unire al fiume della pace la propria testimonianza.
L’appello del popolo della pace: l’Europa rifiuti la guerra
Ai partecipanti sono giunti i messaggi del Presidente Ciampi e del Papa
AUTORE:
Daniele Morini