Le domande fondamentali

BENEDETTO XVI. La catechesi del mercoledì delle Ceneri
Vasili Surikov, La tentazione di Cristo, 1872
Vasili Surikov, La tentazione di Cristo, 1872

Il Papa ha dedicato al tema della Quaresima l’udienza generale di mercoledì delle Ceneri. Un’udienza apertasi tra gli applausi e l’affetto dei fedeli, che Benedetto XVI ha ringraziato per la loro preghiera, dalla quale si sente fortificato.

In Pontefice si è soffermato in particolare sull’episodio delle tentazioni di Gesù. “Anzitutto il deserto, dove Gesù si ritira – ha affermato – è il luogo del silenzio, della povertà, dove l’uomo è privato degli appoggi materiali e si trova di fronte alle domande fondamentali dell’esistenza, è spinto ad andare all’essenziale, e proprio per questo gli è più facile incontrare Dio. Ma il deserto è anche il luogo della morte… ed è il luogo della solitudine, in cui l’uomo sente più intensa la tentazione. Gesù va nel deserto, e là subisce la tentazione di lasciare la via indicata da Dio Padre per seguire altre strade più facili e mondane (cfr Lc 4,1-13). Così Egli si carica delle nostre tentazioni, porta con Lui la nostra miseria, per vincere il Maligno e aprirci il cammino verso Dio, il cammino della conversione”.

Il Papa ha proseguito dicendo che “riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella mia vita? Nella prima tentazione il diavolo propone a Gesù di cambiare una pietra in pane per spegnere la fame. Gesù ribatte che l’uomo vive anche di pane, ma non di solo pane: senza una risposta alla fame di verità, alla fame di Dio, l’uomo non si può salvare. Nella seconda tentazione, il diavolo propone a Gesù la via del potere: lo conduce in alto e gli offre il dominio del mondo. Ma non è questa la strada di Dio: Gesù ha ben chiaro che non è il potere mondano che salva il mondo, ma il potere della croce, dell’umiltà, dell’amore. Nella terza tentazione, il diavolo propone a Gesù di gettarsi dal pinnacolo del tempio di Gerusalemme e farsi salvare da Dio mediante i suoi angeli, di compiere cioè qualcosa di sensazionale per mettere alla prova Dio stesso. Ma la risposta è che Dio non è un oggetto a cui imporre le nostre condizioni: è il Signore di tutto”.

“Qual è il nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù? – si è quindi chiesto. – È la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo. Ognuno di noi dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? È Lui il Signore o sono io?”.

Il Papa ha proseguito approfondendo il senso della conversione cristiana: “Significa seguire Gesù in modo che il suo Vangelo sia guida concreta della vita. Significa lasciare che Dio ci trasformi, smettere di pensare che siamo noi gli unici costruttori della nostra esistenza. Significa riconoscere che siamo creature, che dipendiamo da Dio, dal suo amore, e soltanto ‘perdendo’ la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla. Questo esige di operare le nostre scelte alla luce della Parola di Dio. Oggi non si può più essere cristiani come semplice conseguenza del fatto di vivere in una società che ha radici cristiane: anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei”.

“Le prove a cui la società attuale sottopone il cristiano, infatti – ha sottolineato – sono tante, e toccano la vita personale e sociale. Non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto… l’eutanasia… o la selezione degli embrioni. Ci sono di esempio e di stimolo le grandi conversioni, come quella di san Paolo sulla via di Damasco, o di sant’Agostino. Ma anche nella nostra epoca di eclissi del senso del Sacro, la grazia di Dio è al lavoro e opera meraviglie nella vita di tante persone. Il Signore non si stanca di bussare alla porta dell’Uomo”.

Etty Hillesum

Durante la catechesi, Benedetto XVI ha ricordato, tra altre, “la figura di Etty Hillesum, una giovane olandese di origine ebraica che morirà ad Auschwitz. Inizialmente lontana da Dio, lo scopre guardando in profondità dentro se stessa e scrive: ‘Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c’è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri’ (Diario, 97). Nella sua vita dispersa e inquieta, ritrova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah. Questa giovane fragile e insoddisfatta, trasfigurata dalla fede, si trasforma in una donna piena di amore e di pace interiore, capace di affermare: ‘Vivo costantemente in intimità con Dio’”.