Lo ‘spirito’ di Lodi e lo ‘spirito’ di Assisi

Se qualcuno desiderava alzare un polverone c’è pienamente riuscito. E si sa che ci vuole del tempo perché tutte le particelle di sabbia vaganti nell’aria ricadano a terra e si torni a respirare. Ho sentito una onorevole parlamentare dichiarare di sentirsi d’accordo con ‘lo “spirito” di Lodi, intendendo che era d’accordo sulle manifestazioni anti moschea che si sono svolte in quella città. Ho pensato che fosse un scimmiottatura in negativo di quello che è stato chiamato lo “spirito di Assisi” che era e resta una profezia del mondo futuro, di un’umanità alla ricerca di una strada comune che porti verso la pace. In questa breve e felice espressione coniata da Giovanni Paolo II sono racchiusi i valori fondamentali della convivenza, del rispetto, della collaborazione nella costruzione di un tempo migliore per tutti. Approfittando di una pur legittima preoccupazione per la salvaguardia dell’identità cristiana dell’Italia e dell’Europa, si è voluto insinuare che questa, la salvaguardia dell’identità, fosse possibile con forme discriminatorie, con marce anti-islam, con una messa (senza comunione) celebrata da un prete di fuori luogo contro la costruzione della moschea. Si dirà che tutto questo appartiene al bagaglio culturale della Lega Nord. Ma è sufficiente per alimentare paure ancestrali, sedimentate nelle profondità della coscienza storica di un’Europa che da secoli ha convissuto con la paura dei saraceni. Sappiamo tutti, guardando la storia del secolo scorso, che l’Europa dovrebbe aver paura piuttosto di se stessa; dal suo seno sono nati i terribili mostri del nazismo e del comunismo, che hanno seminato violenze e stragi. Per fortuna le reazioni a questa ondata di antislamismo approssimativo è stata composta e saggia e molti, credenti e laici, hanno avuto l’occasione di riflettere sui problemi certamente urgenti e gravi che l’immigrazione, ogni tipo di immigrazione, pone sul piano religioso, sociale, delle leggi, dei costumi e altro. E’ stata anche un’occasione per mettere in rilievo l’incidenza delle differenze culturali nell’assetto generale della società. Problemi che devono essere affrontati con il dialogo, la collaborazione, la ricerca di sistemi di regolamentazione dei flussi e degli insediamenti degli immigrati, non con il ricorso a qualsiasi forma di discriminazione, non consentita né dal Vangelo né dalla Costituzione. Chi non ha reagito saggiamente ed ha approfittato per alzare un altro polverone uguale e contrario sono stati i Radicali. Non hanno perso l’occasione per esaltare, loro Radicali, la “grande civiltà islamica”, che se è stata grande in certi periodi di storia passata, lo è stata nel senso e con valori totalmente contrari a ciò che pensano i Radicali. Un polverone che ha ricevuto il massimo di turbolenza nella richiesta di costruire una moschea ad Assisi. Gli stessi musulmani hanno declinato la provocazione ed hanno chiarito che l’idea non parte da loro. Di nuovo, si strilla senza riflessione e necessaria moderazione. Lo “spirito di Assisi” non significa che Assisi è il panteon della nuova era, il luogo di culto di tutte le religioni. E’, appunto, uno spirito, cioè uno stile di pensiero e di vita, un clima culturale che si deve diffondere nel mondo e non concentrarsi materialmente in un territorio. E’ l’idea che in ogni città si deve tollerare e rispettare la pluralità delle opzioni religiose, nel quadro di regole fondamentali riconosciute e rispettate da tutti. Ognuno ha il diritto infatti di onorare Dio, secondo la propria fede e ha il dovere d’operare per il bene comune e la pace sociale. Ad Assisi, quella fatidica giornata del 27 ottobre 1986 fu conclusa , non con fuochi d’artificio, ma dalla comparsa nel cielo di un arcobaleno, il segno biblico dell’alleanza tra Dio e la nuova umanità salvata dalle acque del diluvio, un segno universale di speranza che non si deve cancellare.

AUTORE: Elio Bromuri