Politica. Le manovre dei diversi schieramenti partitici

di Daris Giancarlini

La manovra economica procede. E dopo? Il Conte 2 guarda al futuro, ma è su questo punto che si conclamano le contraddizioni del secondo Governo “degli opposti” e dunque del continuo baratto tra “io ti do questo se tu mi dai quest’altro”, come si è visto nella predisposizione della finanziaria stessa, nella quale sono state prima annunciate, per poi essere cancellate, tasse su questo e su quest’altro, sostituite da altre mini e micro-imposte nell’ultima, complicatissima versione, un minestrone di oltre mille commi.

A dimostrazione ulteriore che il baratto non è proprio la più efficace delle strategie per tenere insieme una coalizione e, soprattutto, per garantirle un futuro. Che il premier vorrebbe assicurarsi continuando a convocare inconcludenti vertici di maggioranza e fissando l’agenda degli impegni fino al 2023.

“Vasto programma”, avrebbe chiosato il generale De Gaulle. Zingaretti, segretario Pd, più realista o forse più incline a non occultare le difficoltà interne alla maggioranza giallorossa e a ciascuno dei partiti che la compongono, limita l’orizzonte programmatico dell’esecutivo al 2020.

La realtà è che in ogni componente, sia di maggioranza sia di opposizione, e soprattutto nei suoi leader, ciò che sembra continuare a prevalere su tutto il resto è la tattica rispetto alla strategia politica di più vasto respiro; allo scopo, unico e irreversibile, di ricercare il maggior consenso possibile.

Salvini

Pare rientrare nel più ampio contesto della campagna elettorale continua anche la richiesta, all’apparenza in controtendenza rispetto all’approccio consueto, che il segretario della Lega Matteo Salvini ha fatto al resto delle forze politiche di varare un tavolo per affrontare, insieme, le principali emergenze nazionali.

Franceschini

Dario Franceschini, uno dei principali esponenti Pd e fautore massimo dell’attuale alleanza di governo, ha bocciato con toni netti la proposta salviniana, dicendo che l’unico suo scopo è “far saltare il campo comune tra Partito democratico e cinquestelle”. Può essere; ma la vera lettura della proposta del segretario leghista si evince dalla reazione, fortemente negativa, di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, partito talmente “alleato” della Lega che lo si dava per tale anche quando era all’opposizione del Conte 1.

Meloni

Ebbene, il partito della Meloni sta crescendo nei sondaggi, mentre la Lega continua, seppure di poco, a calare. Di qui, probabilmente, la mossa di Salvini per smarcarsi dall’area di destra-destra che sembra padroneggiata dalla Meloni, per recuperare invece consensi nell’area del centro moderato e meno barricadero.

Tenendo conto che, secondo le ultime statistiche, il tema dell’immigrazione non è più politicamente pagante, a fronte del fatto che arrivano in Italia meno stranieri rispetto al numero degli italiani che emigrano.

Renzi

Fa riferimento più alla propaganda che alla visione politica anche la posizione del fondatore e leader di Italia viva, l’ex premier Matteo Renzi. Lui, che al governo giallo-rosso aveva dato la spinta forse decisiva per nascere, in sede di votazione della manovra ha confermato il suo appoggio, chiedendo però “un cambio di passo” all’Esecutivo.

Renzi in realtà è impegnato soprattutto a contenere i malumori dei parlamentari ex Pd che hanno aderito alla sua formazione e che ora, vedendo che i sondaggi danno ancora il partito fra il 3 e il 5 per cento, temono la non rielezione. Così Renzi, che nella discussione sulla nuova legge elettorale sosteneva all’inizio un proporzionale puro con sbarramento al 5 per cento, ora non disdegnerebbe di andare al voto quanto prima con l’attuale sistema di voto.

E non sono poche le voci che danno per quasi certo un accordo sottobanco (con la mediazione di Denis Verdini) tra lo stesso Renzi e Salvini per elezioni anticipate. E magari, per un futuro governo Lega – Forza Italia – Italia viva.

Di Maio

Nelle more della redazione della manovra, ha alzato il livello dello scontro interno alla maggioranza anche Luigi Di Maio, al punto che quasi ogni giorno il Pd ha minacciato di staccare la spina.

Ma, più che ai singoli argomenti della manovra, l’agitazione del capo politico grillino appare legata al fatto che sempre più senatori e deputati del suo movimento mettono in discussione la sua leadership.

Dunque, in vista del nuovo anno, le domande che aleggiano sul Conte 2 sono: nel caso il Governo riesca ad andare avanti, su quali temi fonderà la sua azione? E quanto peseranno su questo cammino i dubbi e le perplessità interne a un Pd che, a partire dallo stesso Zingaretti, non ha mai digerito fino in fondo l’idea di farsi dettare l’agenda da chi, come i grillini, era stato fino al giorno prima al governo con la Lega? Il quadro è sommamente instabile.

Per stabilizzarlo, servirebbero meno tattica e più visione di lungo respiro. Che non sembrano appartenere a questa fase politica.