Deve essere bruciante per chi inalbera la bandiera della sincerità sentirsi dare del bugiardo. Avete mai visto tra gli ospiti della Tv uno che non levi inni alla sincerità? Ormai in Tv ci vanno tutti, ma proprio tutti, a confessare la propria interiorità. Lo fanno, in genere, con la grazia del macellaio che sciorina sul bancone le interiora dell’animale testé macellato, ma lo fanno. Tutti, ma proprio tutti. Le casalinghe nel primo pomeriggio, incoraggiate dalla calda voce baritonale di Maria De Filippi. I Vip, piccoli Nicodemi del mercatino televisivo, a tarda notte (se Dio vuole). Con sottofondo di flauto allo zucchero filato: è lo strumento che hanno inventato per Marzullo, così come a suo tempo inventarono per Mozart il “bassetto”. Ogni tempo inventa quello che si merita. Alla fatidica domanda “Qual è la qualità che apprezzi di più nella vita?”. La risposta, impregnata di fritto misto quando l’ha fatta la De Filippi, aulente d’inchiostro quando l’ha “elaborata” il plurichiomato Giggetto, è sempre la stessa: “La sincerità”. E qual è il vizio che ti dà più fastidio? “L’ipocrisia”. La Maria e Luigino annuiscono, felici nello sconfinato corteo dei portabandiera della sincerità. E invece la cultura dell’Europa moderna vive di bugie. Forse proprio per questo esalta tanto la sincerità. Abbiamo citata la grande bugia che riguarda il vero spessore dello stato sociale: tutti lo esaltano, l’emarginato, in funzione del quale esso è stato pensato, a volte nemmeno se ne accorge. La connessione strutturale – dicevamo – fra handicap ed emarginazione è la spia delle dimensioni di questa grande bugia. E siccome gli emarginati non sono la parte malata della società, ma il sintomo più eclatante di ogni società malata, siamo di fronte ad una bugia grande come il mondo. Noi Occidentali viviamo di bugie. Ne produciamo a getto continuo. Qualcuno ha voluto ribattezzare “rimozione” l’intero ciclo produttivo. Fa niente. Sempre di bugie si tratta.