Parlando con una collaboratrice tornata da poco dalla Terra Santa, prendendo lo spunto dai 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino riportata da un giornale, mi diceva: Quando cadrà quello della Palestina? Sono andato a vedere: il muro di Berlino è stato costruito nel 1961 ed è stato abbattuto nel 1989; altezza tre metri, serviva per tenere come in prigione gli abitanti della Germania Est e tenere a distanza i tedeschi della Germania Ovest. Era il segno, meglio il monumento alla guerra fredda tra il blocco comunista sovietico e il blocco democratico occidentale di orientamento capitalistico. È rimasto in piedi quindi 28 anni, tempo in cui vi è stato il disgelo. Del crollo di 25 anni fa, oltre al violoncello di Rastropovich, si ricorda il tripudio, la soddisfazione degli anticomunisti di tutto il mondo e il lento cammino di revisione dei comunisti. Il muro costruito dallo Stato di Israele è chiamato “barriera di separazione israeliana” e intende costituire una difesa preventiva contro il terrorismo palestinese. La costruzione è iniziata nel 2002 ed è lunga 730 chilometri, alta dagli 8 ai 9 metri, che in diversi casi circonda intere città isolandole dal resto del paese. Nessuno può sapere quando sarà abbattuto. Forse mai? La sua legittimazione è la paura e quel recuperato senso di appartenenza culturale, politica e religiosa che il popolo d’Israele viveva con sofferenza sparso nella Diaspora tra le nazioni. Il dono divino della terra è un dato radicale dell’identità di Israele.
Questa riflessione sui muri mi ha fatto pensare ad altri muri, e che ai muri che crollano ne succedono altri che si ergono. Facciamo solo degli esempi: un muro che si sta erigendo con enfasi e minacce è quello della Stato islamico, che non ammette deviazioni religiose e compromessi di alcun genere né con gli stranieri né con i propri correligionari. Vogliono un Stato che sia veramente e totalmente islamico, cioè retto da leggi religiose e politiche, sotto il controllo di un’autorità (conquistata con la spada) che mozza le teste, usa i Kalashnikov e tutte e armi possibili per combattere la battaglia in nome di Dio. Chi potrà abbattere questo muro? Quanto tempo ci vorrà? Anche qui si può dire: forse mai? Nella storia dei popoli musulmani e nella coscienza dei credenti, si alimenta un sentimento di insoddisfazione e delusione rispetto all’avvento di un mondo completamente convertito, secondo la promessa del Profeta. Altro muro che si sta innalzando con rapidità è quello tra chi ritiene giusta la distinzione naturale di genere (tra maschile e femminile) e chi afferma che è solo questione di cultura, educazione e quindi di libertà di scelta. In Germania, 53 genitori sono stati mesi in carcere perché si sono rifiutati di mandare i figli a scuola quando si fa educazione sessuale, non volendo che ai loro figli sia insegnata la “teoria del gender”.
Per nostra consolazione, vi sono anche muri che crollano. Non vi sono più rigide barriere tra cristiani di diversa confessione: anche se non c’è ancora piena unione, non vi sono lotte fratricide ma si è instaurato un dialogo fraterno, o almeno rispettoso. Un altro muro di cui almeno una parte è stata abbattuta è quello di divisione tra padroni e operai: la lotta di classe. Lo ha detto a chiare lettere Matteo Renzi, segretario del Pd, che è l’erede del Pci, in conflitto con alcuni sindacati. Il lavoro – ha detto – non è il luogo dello scontro e della lotta, ma il luogo in cui si costruisce il futuro di tutti, cercando vie e strumenti efficaci (oggi molto carenti) per dare un futuro a tutti. Il mondo sta cambiando, sia nella produzione che nella lavorazione e distribuzione delle ricchezze: dobbiamo aiutarci a vicenda per trovare soluzioni idonee. A questo punto, ognuno si ricavi un proprio compito e si faccia una domanda: io sto costruendo un muro (magari soltanto tra me e mia/o moglie/marito) oppure sto togliendo qualche pietra dal muro che mi si pone davanti?