Se con le feste natalizie finisce l’anno, come mai da gennaio la liturgia non riprende direttamente con la prima settimana del “tempo ordinario”?
Con la solennità del Natale del Signore non si esauriscono le festività natalizie, come se fosse una celebrazione in qualche maniera diversa dalle altre perché si fa memoriale dell’Incarnazione e… nulla più.
Con questa solennità inizia invece un ulteriore tempo, comunemente detto “forte” come il tempo d’Avvento, che stiamo per concludere, o quelli di Quaresima e di Pasqua.Il “tempo di Natale” inizia con i primi vespri del Natale del Signore e si conclude con la domenica successiva all’Epifania, celebrazione del Battesimo del Signore. Da sottolineare che il colore liturgico del tempo di Natale non è il rosso ma il bianco, lo stesso del tempo pasquale.
In questi giorni la liturgia ci permette di fare un percorso ricco di feste e solennità che offrono la possibilità di approfondire il Mistero celebrato il 25 dicembre, di comprenderne la portata nella storia di salvezza e nella storia personale di ciascuno di noi.
Negli otto giorni che vanno dal 25 dicembre al 1° gennaio, solennità della santissima Madre di Dio – da qui il nome “ottava di Natale” – celebriamo ben tre feste, tutte di antichissima data: santo Stefano protomartire, il 26 dicembre; san Giovanni apostolo ed evangelista, il 27; i santi Innocenti martiri, il 28; e nella domenica che cade nell’ottava di Natale (quest’anno, il 29 dicembre) la festa della Santa Fami- glia di Gesù, Maria e Giuseppe.
Con l’Epifania, il 6 gennaio, e il Battesimo di Gesù, quest’anno il 12 gennaio, si completa il percorso liturgico nel quale, attraverso i formulari della messa e le letture proprie, siamo messi a contatto con una ricchezza che troppo spesso diamo per scontata, assaporando solo in parte ciò che tutto il tempo di Natale, dal suo inizio alla sua fine, ci offre.
Ben lontana dal facile sentimentalismo, la liturgia richiama la nostra attenzione sul fatto che fin dalla nascita del Signore è iniziata la “fase” di accoglienza e rifiuto dell’annuncio evangelico e del Cristo, testimoniata dai Vangeli.
Lo vediamo con Stefano martirizzato a causa della testimonianza, con i santi Innocenti fatti uccidere prima ancora della nascita di Gesù. Lo vediamo poi con l’evangelista Giovanni, il discepolo amato dal Maestro, fedele annunciatore del Vangelo, e lo vediamo con Maria, docile alla Parola che nel suo grembo si è fatta carne.
Nelle prime battute di questo tempo di Natale viene quindi proposta alla nostra riflessione – attraverso la liturgia – una dinamica che caratterizza tutta la vita cristiana: lo spostamento tra i due poli opposti del rifiuto e dell’accoglienza, dalla quale sgorga la testimonianza, che a sua volta può essere accolta o rifiutata.
Siamo come portati dinanzi a una grande scuola nella quale i cristiani sono richiamati ad accogliere il Verbo fatto carne e a testimoniarlo nel mondo, anche a costo della persecuzione.
Infine i formulari e le letture proprie di questo tempo di Natale richiamano l’attenzione sulle manifestazioni del Signore che hanno il loro culmine nell’Epifania e nel battesimo, episodi nei quali il Messia si è manifestato al mondo per sancire la “nuova ed eterna alleanza” tra Dio e il suo popolo.
Don Francesco Verzini