No al tragico fai-da-te

Il Forum famiglie invita il neo-assessore regionale alla Sanità, cattolico, a non dare via libera alla pillola abortiva Ru486

Il neo assessore regionale alla Sanità, il Pd Franco Tomassoni, profitta della pausa estiva della politica per prendersi il tempo prima di rispondere alla “lettera aperta” inviatagli dal presidente del Forum delle famiglie dell’Umbria, Simone Pillon, sulle linee guida per la somministrazione della pillola abortiva Ru486 in regime di day hospital, pre-adottate dalla Giunta regionale nella stessa seduta nella quale Tomassoni veniva nominato assessore alla Sanità. Nella lettera, facendo appello alla sua esplicita appartenenza cattolica, il Forum chiede all’assessore “uno scatto di sana coerenza alla sua vocazione al servizio del bene comune” rifiutando “di dare esecuzione al provvedimento in parola”. La richiesta del Forum è che nelle linee guida sia richiesta la somministrazione della Ru486 in ricovero ordinario come indicato nei tre pareri del Consiglio superiore di sanità, e non in day hospital. Su questa posizione si trovano le associazioni cattoliche, preoccupate dai risultati di studi scientifici dai quali risulta che l’aborto chimico rispetto a quello chirurgico presenta maggiori complicanze ed effetti collaterali, con un più alto rischio per la vita stessa delle donne. Sempre di aborto si tratta, dunque, ma la battaglia sulle linee guida è anche una battaglia contro il “vero obiettivo politico” che è “l’aborto a domicilio”, denunciava Assuntina Morresi, presidente di Scienza e Vita di Perugia nell’editoriale su Avvenire il 29 luglio scorso. Con il day hospital si aprono le porte ad un “tragico fai-da-te nel bagno di casa” che trasforma l’aborto “da piaga sociale a personalissimo atto medico”, e che “toglie agli ospedali la ‘fastidiosa’ incombenza di impiegare medici per interrompere le gravidanze”. La battaglia sulla pillola abortiva è dunque una battaglia contro la cancellazione dell’aborto come questione sociale, contro un ritorno a fatto privato, il cui peso e i cui rischi ricadono solo sulle donne. Su questi temi totale è la distanza con le donne di sinistra, che siano “Rete delle donne” o “L’assemblea femminista dell’Umbria”. Per entrambe le ragioni delle associazioni cattoliche sarebbero solo “motivi strumentali” con i quali “gli oscurantisti pretendono di imporre i loro diktat”: la pillola abortiva sarebbe più sicura e i limiti alla sua somministrazione sarebbero degli “attacchi al diritto all’aborto”. Dimenticando, evidentemente, che neppure la legge 194 riconosce un “diritto” all’aborto, che è e rimane un atto con cui viene eliminata una vita umana. La pressione esercitata da queste donne nei confronti della Regione è stata tale da portare alla delibera di pre-adozione. Un “risultato importante” ma insufficiente, commenta l’“Assemblea femminista” che avrebbe voluto l’adozione definitiva; ottenuto “nonostante le forti pressioni clericali e conservatrici” con una mobilitazione che “ha permesso di cancellare le prese di posizione di personaggi come Brega, dei teo-dem e del cattolicesimo più oscurantista”. Difficile immaginare un dialogo che non sia “ideologicamente” segnato! Su Avvenire Morresi denuncia anche il rischio di scomparsa dell’aborto come parola, che “rimarrà solamente nell’esperienza personale delle donne”. Una “china pericolosa di cui si indovina l’obiettivo finale”, concludeva: “Consentire la soppressione di vite umane e al tempo stesso cancellarne ogni traccia visibile. Compresa la parola stessa”.

AUTORE: Maria Rita Valli