Papa Francesco contro la cultura dello scarto

s.e. rev.ma benedetto tuzia vescovo di orvieto-todiFin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha deciso di puntare su pochi ma significativi concetti da far metabolizzare ai fedeli nell’ascolto del suo messaggio pressoché quotidiano. Parole semplici, ma scelte chiare e forti, provenienti da una riflessione e da una teologia profonda. Non vogliono essere slogan di immediato effetto, ma messaggi facili da mettere in memoria, anche per la loro originalità. Una di queste espressioni è certamente il rifiuto di quella che più volte il Papa ha indicato come “la cultura dello scarto e dello spreco” (ultimo intervento, il discorso rivolto al pellegrinaggio dell’Unitalsi nel 110° anniversario dell’associazione). È quasi un fil rouge che attraversa e lega i vari capitoli di una “enciclica a dosi quotidiane”, un insieme di insegnamenti e fatti di cui il Papa ci fa dono. Questa logica dello scarto – afferma Francesco con preoccupazione – schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti. La società del rifiuto che consuma e scarta finisce per farlo con le persone stesse, diventando autodistruttiva: accanto a quelli urbani si producono “rifiuti umani” (soprattutto le persone più deboli e fragili), entrambi assimilati da una presunta inutilità. Quello che comanda oggi non è l’Uomo, il suo valore e la sua dignità: uomini e donne vengono scartati e sacrificati agli idoli del profitto e del consumo. Torna alla mente il midrash ebraico a proposito della costruzione della torre di Babele. Diceva che, se si rompeva un mattone di argilla, tutti facevano un gran pianto; ma se un operaio cadeva dall’impalcatura e moriva, nessuno si preoccupava. Ora questo non è un problema primariamente economico. Per Papa Francesco e per la Chiesa è un problema teologico.

Papa Francesco incontra i partecipanti al pellegrinaggio dell’Unitalsi
Papa Francesco incontra i partecipanti al pellegrinaggio dell’Unitalsi

La Chiesa esiste perché Dio è entrato nella storia umana per debellare la cultura dello scarto. C’era un solo popolo scelto, c’era una sola “gente santa” destinata alla salvezza, grazie all’obbedienza alla Legge. Gli altri erano scartati, erano i pagani, i gentili, gli esuberi, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo (Ef 2,12). Per rovesciare questa idea della salvezza, questa teologia dello scarto, Dio si è fatto uomo e, come afferma la Gaudium et spes, si è unito in qualche modo a ogni uomo, senza scarti né esuberi: una salvezza non più scarsa, da annunciare all’intera umanità. In questi giorni la liturgia ci ha riconsegnato alcune limpide parole di Gesù contenute nel Vangelo di Giovanni, e che non si prestano a equivoci: “Questa è la volontà del Padre mio… la volontà di Colui che mi ha mandato: che io non perda [non scarti, non rifiuti] nulla di quanto Lui mi ha dato”. Parole che noi abbiamo riascoltato con commozione facendo particolare memoria di volti a noi cari. E su quei volti, questa parola sicura: Gesù non li perde, non li scorda, non manda via nessuno. “Dio salva” è il suo Nome, e nulla andrà perduto, non un affetto, non un bicchiere di acqua, neanche il più piccolo filo d’erba. Questa è la volontà del Padre: “Che io non perda nessuno”. Volontà scritta. Scritta per sempre. Volontà di Dio. E dunque sicura, non fragile come le nostre volontà. Di modo che quando preghi: “Padre, sia fatta la tua volontà”, preghi perché Gesù non perda nessuno. È una volontà di vita. Dio lotta per la vita, per sostenere la fragilità della vita e non “sprecare” nulla, non dare nessuno per perduto.

AUTORE: † Benedetto Tuzia Vescovo di Orvieto- Todi