Parte anche in Umbria la raccolta di firme per i referendum che vogliono cancellare tutta o in parte la legge sulla fecondazione assistita

Radicali e Sinistra per la stessa battaglia

p align=”justify”Con tono di trionfo Rifondazione comunista ha annunciato che anche in Umbria compariranno presto i tavoli per la raccolta delle firme per chiedere l’abrogazione della legge 40/2004 sulla procreazione assistita che viene definita, in perfetto accordo con Monica Bellucci, (in una nota di Stefano Vinti) iniqua, in quanto limita il sacrosanto diritto delle donne ad avere figli. Su questa legge sono corsi corrono molti pregiudizi ed equivoci ed anche se non rappresenta la massima espressione giuridica possibile, difficile da realizzare in questa materia come in molte altre, è tuttavia una maniera per evitare che l’embrione sia usato come materiale biologico e non trattato come un essere umano in fase iniziale e per evitare la confusione e l’arbitrarietà dei comportamenti dei medici, lasciando che le coppie sterili possano attivare una certa procedura all’interno di determinati limiti. Intanto sono state definite delle “linee guida sulla procreazione medicalmente assistita”, approvate il 14 luglio scorso dal Consiglio superiore di sanità, non ancora pubblicate sulla Gazzetta ufficiale, considerate “coerenti con lo spirito della legge” dal teologo don Marco Doldi. Tali linee riguardano la diagnosi preimpianto, quella effettuata sull’embrione prima del suo trasferimento nel grembo materno, si proibisce ogni indagine che abbia come finalità l’eugenismo, cioè la selezione per migliorare la razza. Al contrario, ogni diagnosi dovrà informare la coppia circa lo stato di salute degli embrioni, per verificare la loro possibile suscettibilità allo sviluppo di una malattia e l’eventuale possibilità di intervenire terapeuticamente. La cura delle patologie dell’embrione è ancora ai suoi inizi, ma non si esclude che in futuro potranno esserci passi in avanti. “Recentemente – dice Doldi – la legge è stata oggetto di attacchi molto forti per quel che riguarda l’impianto dell’embrione in utero; gli oppositori calcavano la mano sul fatto che la donna sarebbe costretta a ricevere nel proprio grembo un embrione malato”. “Su questa presunta violenza – prosegue – fa chiarezza il Ministero, che indica il seguente iter: il medico della struttura sanitaria informa la coppia circa eventuali anomalie dell’embrione; se si decide di non proseguire il trasferimento dell’embrione, la sua coltura in vitro deve essere mantenuta sino al suo estinguersi naturale. Quando, invece, il trasferimento in utero dei tre embrioni fecondati non è possibile per le cattive condizioni di salute della donna, non prevedibili al momento della fecondazione, ciascun embrione dovrà essere congelato, in attesa che le condizioni migliorino e l’impianto dovrà avvenire appena possibile”. “In attesa di conoscere le linee guida nella loro completezza – conclude Doldi- queste precisazioni del Ministero fanno chiarezza su alcuni punti, sui quali è stata innestata la campagna referendaria. Resta ora doverosa una presa d’atto da parte degli organizzatori”.A Difesa della legge si è costituito un comitato scientifico su iniziativa del Movimento per la vita e del Forum delle famiglie, che sottolineano la necessità di “fornire all’opinione pubblica una chiara e corretta informazione” sui contenuti di quella che a torto è stata definita una legge “cattolica”, ma che il mondo cattolico “è chiamato a difendere, se non si vuole tornare al ‘far west’ legislativo precedente”.