Perugia capitale della droga?

PERUGIA. Un reportage denuncia indifferenza e complicità

Mentre si moltiplicano a Perugia le iniziative per ottenere la candidatura a “Capitale europea della cultura” per il 2019, un reportage televisivo trasmesso in prima serata da La 7 l’ha già presentata al grande pubblico come “capitale italiana della droga e dell’eroina”: era infatti questo il titolo che scorreva sullo schermo durante la trasmissione Gli intoccabili del giornalista Gianluigi Nuzzi. “I nostri inviati – ha esordito il conduttore – per cinque mesi hanno battuto giorno e notte i vicoli ed i quartieri dello spaccio a cielo aperto. Lo scenario è sconfortante”. Due ore di immagini commentate in studio dal sindaco di Perugia Wladimiro Boccali (“Abbiamo alzato troppo tardi la guardia”) e dal magistrato antimafia Antonio Ingroia (“Impressionante, è come nel territorio della Sicilia controllato dalla mafia”). La Perugia descritta nel servizio è una città cupa, tipo Scampia, con inseguimenti per i vicoli tra poliziotti e spacciatori, dosi vendute nelle piazze o nei sottopassaggi attorno alla stazione di Fontivegge, la bara portata fuori da un bar, con una delle 28 vittime della droga dell’anno scorso. E poi le testimonianze dei protagonisti: poliziotti (“Siamo uno contro dieci”), spacciatori, consumatori. La “differenza”… A Perugia, a differenza di altre città dove ci sono zone ben delimitate per lo spaccio, “la droga la trovi dovunque, anche se non conosci nessuno, è di buona qualità ed a buon prezzo”. La gente ormai si è abituata, fa finta di non vedere chi compra e chi vende e si gira dall’altra parte davanti a chi si buca. Anche perché sono in tanti a guadagnarci: i proprietari di case fatiscenti che affittano in nero, titolari di aziende che si fanno pagare per false assunzioni, commercialisti e consulenti del lavoro compiacenti che forniscono la documentazione, avvocati che intervengono quando lo spacciatore finisce in manette. E poi gli interessi delle mafie internazionali che gestiscono il traffico della droga, un affare che a livello mondiale “fattura” (si fa per dire!) 55 miliardi di dollari all’anno ed “occupa” almeno un milione di persone. Proprio nei giorni scorsi è stata resa nota la relazione annuale della Direzione nazionale antimafia che dedica un capitolo a Perugia per la “particolare diffusività della attività di traffico internazionale e spaccio al minuto di sostanze stupefacenti ad opera di organizzazioni criminali composte quasi esclusivamente da soggetti stranieri”.

La droga nel curriculum

Anche il reportage de La 7 comincia dall’estero, a Tunisi, con interviste a chi è venuto a “lavorare” (cioè spacciare) a Perugia. Non nascondono il viso alle telecamere l’ex spacciatore che adesso, con i soldi della sua attività a Perugia, ha comprato a Tunisi locali commerciali ed appartamenti con idromassaggio e televisore 3D; o l’altro che più modestamente si guadagna la vita con un banco in un mercato della frutta acquistato con i soldi della droga. Sono un esempio per tanti altri giovani disoccupati intervistati a Tunisi che vogliono imitarli, anche sfidando il mare con i “barconi della morte”, altra lucrosa attività delle nuove mafie. C’è anche l’intervista ad uno dei capi tunisini che gestiscono lo spaccio a Perugia. Guadagna 30 mila euro al mese e – spiega – con i soldi può ottenere tutto. “Paghi bene l’avvocato – dice – ed in 15 giorni sei fuori”. Ha un falso contratto di lavoro e si paga i contributi previdenziali da solo. Con la droga – spiega – sono in tanti a guadagnarci a Perugia. Restano impunitiCi sono una “sostanziale indifferenza”, una “complicità morale” della città – dice il dirigente della squadra mobile di Perugia Marco Chiacchera – ed un “indotto economico”. I poliziotti sono giorno e notte a caccia di spacciatori . “Per uno che ne prendiamo – dice un agente – ce ne sono due o tre che scappano. Ne stiamo arrestando uno ed a 200 metri ce ne sono altri che spacciano”. “Una battaglia a mani nude” commenta dallo studio il conduttore. Anche perché le leggi in Italia di fatto non aiutano il lavoro di polizia e carabinieri. L’avvocato Daniela Paccoi spiega i meccanismi legali attraverso i quali uno spacciatore arrestato può tornare subito in libertà continuando a risultare incensurato. In 10-12 mesi si può essere arrestati tre o quattro volte senza finire in carcere perché incensurati. “Noi – si giustifica l’avvocato – siamo tenuti a fare solo gli interessi dei nostri clienti”. Servono riforme per “intaccare questa impunità” – commenta il magistrato Antonio Ingroia – perché l’Italia “è il paradiso della libertà” per chi infrange la legge. Quindi non solo gli spacciatori. “Manca la certezza della pena, con processi che durano anche 10-12 anni. Bisogna riformare il processo penale per punire i criminali e garantire i cittadini onesti”. Ritorna l’eroinaTra le vittime di questa situazione, droga facile e impunità per chi la vende, ci sono anche loro: i clienti. “Ho cominciato con l’eroina a 13 anni – dice una diciannovenne – ed allora venivi considerata una tossica perché ti bucavi. Adesso non più”. L’eroina infatti viene “sniffata”, fumata e non più assunta con le siringhe. Quindi, come per la cocaina, non viene più considerata una droga pericolosa. “La tiro con il naso nei weekend” racconta un trentenne, persona normale, caporeparto in una ditta. È il fenomeno nuovo, il ritorno alla pericolosissima eroina il cui consumo negli ultimi anni era calato. I Signori dell’eroina hanno riconquistato il mercato.

La droga a Perugia è un problema che per anni – dice il sindaco Wladimiro Boccali – “non è stato sufficientemente contrastato”. Negli ultimi tempi però le cose stanno cambiando. Polizia e carabinieri hanno fatto un ottimo lavoro arrestando “corrieri” ed allontanando tanti clandestini. Lui stesso ha scritto al Governo italiano ed ha chiesto la collaborazione di quello tunisino. Sono state adottate misure per combattere gli affitti in nero ed intensificati i controlli anti-spaccio nei locali pubblici. Il Comune ha anche deciso di costituirsi parte civile nei processi agli spacciatori per dare un segnale forte del desiderio della città di contrastare il fenomeno. Non è vero che c’è una connivenza diffusa – dice il Sindaco nello studio televisivo – ma ammette che “la guardia è stata alzata troppo tardi” e che si ha la sensazione che molti “non hanno ancora compreso la gravità del problema, che non è solo un problema di sicurezza”.

Emergenza droga a Perugia: le reazioni dei politici

Tanti i commenti politici dopo la trasmissione. Per Maria Rosi, consigliere regionale del Pdl, la situazione è frutto della “politica scellerata degli ultimi dieci anni dell’Amministrazione cittadina di centrosinistra, fatta solo di demagogia sull’argomento droga, senza il coraggio di prendere il toro per le corna”. Servono campagne di prevenzione e di informazione ed educazione nelle scuole, ed una “campagna mediatica da portare all’interno delle discoteche e dei locali frequentati dai giovani”. Il presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi lamenta la “gogna mediatica” che dopo l’omicidio di Meredith Kercher continua a “penalizzare” l’immagine di Perugia, ma invita ad unire le forze per combattere criminalità e droga. Il capogruppo regionale della Lega nord, Gianluca Cirignoni, chiede “l’intervento del Governo al fine di bloccare il flusso di delinquenti che lasciano i loro deserti non per cercare un lavoro onesto, ma per alimentare e gestire il traffico di stupefacenti a Perugia” ed invita il Sindaco a dare “un giro di vite sulla concessione delle residenze ad extracomunitari” ed a rendere più difficile l’affitto di alloggi a spacciatori e clandestini. Il deputato umbro del Pd Gianpiero Bocci ha presentato alla Camera un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, mentre il consigliere regionale Massimo Monni (Pdl) ha invitato il Sindaco a dimettersi.

AUTORE: Enzo Ferrini