Di un discorso completo e complessivo di sociologia urbana e rurale che ha per titolo Popolazioni mobili e spazi pubblici – Perugia in Traformazione di Roberto Segatori (ed. Franco Angeli 2014) non vi è la possibilità di una lettura veloce né tantomeno di un riassunto. Ritengo però giusto farne una segnalazione per dire che si tratta di un lavoro serio, documentato, utile se non indispensabile, per chiunque voglia a livello istituzionale o a livello di collaborazione personale, operare per il futuro della città e per favorirne il superamento delle difficoltà descritte e lo sviluppo delle potenzialità analizzate. A questo proposito è bene ripetere un vecchio e sempre valido avvertimento dettato da un caro amico, colto bibliotecario di una città umbra, che invitava a diffidare dell’“ignoranza attiva”, cioè di quegli ignoranti che, anziché starsene buoni per conto proprio, pretendono di operare magari a livello politico e amministrativo con pericolose conseguenze per la collettività.
Il volume riporta un primo corposo capitolo di 35 pagine firmato dal curatore del volume, Segatori, che dopo indicazioni di carattere molto generale passa a descrivere con tratti essenziali ed efficaci la storia sociale di Perugia nella sua transizione da città aristocratica e stabile alla condizione attuale, fissando movimenti ascendenti e discendenti che investono le varie componenti della città, economica, demografica, urbanistica e sociale.
L’esito di questo processo è aperto e non è escluso dall’autore che pur conservando i tratti della città aristocratica nella sua storia e bellezza possa diventare autenticamente moderna città multietnica e internazionale. Ma ciò non potrà avvenire in maniera automatica, né senza politiche, scelte e comportamenti coerenti. Questi non possono essere chiesti al sociologo che ha il compito dell’analisi mentre spetta ai politici e ai cittadini che hanno il dovere e la responsabilità delle decisioni. Questa descrizione, laboriosa e complessa, è ricca di dati e di osservazioni di cui non si può prescindere per avere consapevolezza dello stato attuale della città e per trovare dall’analisi spunti operarativi non velleitari. Gli altri tre capitoli sono rispettivamente di Giovanni Barberini e Marco Damiani su “Città e università”, “Gli studenti universitari e lo spazio pubblico”, di Fiorella Giacalone su “Gli Stranieri e lo spazio pubblico a Perugia e in Umbria tra apertura al métissage e luoghi di insicurezza urbana”, e di Riccardo Cruzzolin su “Costruzione di località e utilizzo dello spazio pubblico da parte dei migranti”. Pur essendo un volume per specialisti e operatori sociali il comune cittadino non rimarrà deluso dalla lettura che non manca di osservazioni e dati che interessano tutti e aiutano a prendere coscienza della propria appartenenza ad una città. Questa, per chi lo avesse dimenticato, ci è definita fin dall’inizio e come una premessa fondativa di tutto il discorso, da parte di Segatori: “una città è fatta di pietre, di esseri viventi (tra cui gli umani, che assumono per noi una valenza da protagonisti) e di relazioni (degli uomini con le pietre e degli umani tra loro in rapporto allo spazio condiviso).
La categoria che governa la narrazione della storia e dei movimenti di questa città è stata scelta da Segatori e collaboratori nella “metafora spaziale”, adatta in particolare per Perugia, costruita sulla collina, ma anche facile da seguire per una narrazione coerente che può seguire il filo del discorso con il tracciato dei luoghi, che vengono così percepiti come spazi vitali e sociali.