In piedi o in ginocchio alla consacrazione

Caro don Verzini, nella messa, durante l’elevazione dell’ostia c’è chi si mette in ginocchio piegando il capo verso terra, altri pure stando in ginocchio alzano gli occhi per guardare il sacerdote, altri ancora restano in piedi. Chi ha ragione?

A. B. Perugia

La domanda denota un problema che molte delle nostre assemblee soffrono, e che è più ampio rispetto al mettersi in ginocchio o restare in piedi. Mi riferisco a tutti gli atteggiamenti del corpo, alle acclamazioni, o ai canti, che tendono a far sì che la comunità partecipi attivamente alla liturgia facendone una preghiera comunitaria, la preghiera della Chiesa. Tante volte ci capita di partecipare a celebrazioni in cui, pur essendo nello stesso luogo e nello stesso momento, ognuno celebra per conto proprio: chi canta e chi no, chi si inginocchia e chi rimane in pieni, chi proclama il Credo ad alta voce chi invece sotto voce, e così via.

Tutti questi momenti e gesti dovrebbero non solo servire a fare in modo che la liturgia splenda per decoro e semplicità, ma anche a denotare una caratteristica della liturgia stessa, quella di essere preghiera comunitaria e celebrazione di tutto il Corpo di Cristo, di tutte le sue membra. In questo contesto si inserisce anche la sua domanda, per la quale troviamo risposte chiare nei documenti magisteriali che danno indicazioni ai Pastori per educare il proprio gregge a essere un “corpo” che celebra.

Infatti l’ Ordinamento del Messale romano (il testo è su w2.vatican.va) al numero 43 afferma: i fedeli “s’inginocchino poi alla consacrazione, a meno che lo impediscano lo stato di salute, la ristrettezza del luogo, o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi. Quelli che non si inginocchiano alla consacrazione, facciano un profondo inchino mentre il sacerdote genuflette dopo la consacrazione”. In questo poi si inserisce la Precisazione della Conferenza episcopale italiana al Messale romano, dando un’ulteriore indicazione: “In ginocchio, se possibile, dall’inizio dell’epiclesi preconsacratoria (gesto dell’imposizione delle mani) fino all’elevazione del calice inclusa”.

Sappiamo quindi che il gesto da parte dell’assemblea dell’inginocchiarsi è prescritto durante la consacrazione, più precisamente dall’imposizione delle mani sulle specie eucaristiche fino al “mistero della fede” escluso. Ponendo qui il gesto dell’inginocchiarsi, presente tra l’altro da molti secoli, si vuol sottolineare come si stia rendendo presente di fronte ai nostri occhi la presenza del Signore nel pane e nel vino. Questo gesto di adorazione e di contemplazione delle specie consacrate, alle quali deve essere rivolto il nostro sguardo, è segno che l’uomo è disposto ad accogliere questo grande dono che Dio ci sta facendo: la presenza di suo Figlio in mezzo al suo popolo.

 

AUTORE: Don Francesco Verzini