Dal Pil al Bes. Osservazioni sulla lettera della presidente Marini

In una lettera pubblicata a inizio d’anno dalla stampa locale (Catiuscia Marini, “Pronti a nuove sfide, il Governo si svegli”, Corriere dell’Umbria, 2/1/2019), la presidente regionale Marini ha illustrato il percorso che la Giunta da lei guidata intende seguire nel 2019.

La lettera pone in evidenza la articolazione e la complessità dell’impegno politico della Giunta: volumi e qualità della produzione, ma anche occupazione diffusa e decente (con particolare attenzione ai giovani), e poi l’avvio effettivo della ricostruzione pesante nelle aree colpite dal terremoto, una sanità efficiente, un’istruzione e formazione all’altezza delle sfide attuali, un’azione rafforzata a protezione dell’ambiente, un ampio ventaglio di interventi promotori a vario titolo di inclusione sociale e infrastrutture funzionali allo sviluppo della nostra economia, della nostra società e del nostro territorio.

L’ampiezza e la complessità dell’orizzonte proposto nella lettera inducono ad approfondire finalità e vincoli dell’azione politica. Obiettivo di questa non può essere semplicemente un aumento del Pil (prodotto interno lordo). Invece, essa deve assumersi il compito di governare una molteplicità di fronti perché insieme contribuiscano ad accrescere il benessere complessivo della nostra società, e a farla divenire sempre più una comunità, perseguendo una crescita che sia insieme equa e sostenibile.

Benessere sostenibile

La sostenibilità deve essere ambientale e sociale, volta appunto a un benessere equo e sostenibile (Bes), per il quale è necessario un approccio olistico, che tenga conto cioè simultaneamente di tutte le forze in gioco, di tutti i provvedimenti che si intende attuare, da parte di tutti i livelli di governo, a favore del territorio di cui valutiamo crescita e benessere (anche se in questa sede ci riferiamo soprattutto all’azione dell’Amministrazione regionale).

Si profila un approccio che per molti lineamenti può ritenersi orientato verso una configurazione di bene comune – e che, anche per questo, dovrebbe comprendere i provvedimenti adottati nei confronti del movimento migratorio.

Perché concentrare l’attenzione sull’equità e sostenibilità della crescita e del benessere così generato? Perché si ritiene che la scelta dello sviluppo sostenibile sia “il solo modo per evitare i rischi del collasso del sistema economico e sociale, anticipati dal Club di Roma” nel famoso Rapporto sui limiti della crescita (Enrico Giovannini, “L’utopia sostenibile”, introduzione, p. X, Laterza, 2018), e magistralmente riproposti da Papa Francesco nella Laudato si’ con l’illustrazione della duplice insostenibilità, ambientale e sociale, e del relativo intreccio.

Al riguardo, noto come anche l’Italia e l’Umbria abbiano sofferto negli ultimi anni, tra l’altro, di numerose manifestazioni di grave inquinamento del suolo e dell’aria, di seri problemi nella raccolta di rifiuti e nella difesa del territorio, di aumento sostenuto di povertà e precarietà.

Nel settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato l’ Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile , comprensiva di 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, Sdg) e di 169 target, o sotto-obiettivi, ben specificati e concreti. Anche ilTrattato di Lisbona del 2009, Carta fondamentale dell’Unione europea, accoglie il principio dello sviluppo sostenibile all’art. 3 (continua a leggere sull’edizione digitale de La Voce).

Pierluigi Grasselli