Pillole nuove, problemi antichi

Dal 2 aprile l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha autorizzato la vendita nelle farmacie italiane della pillola EllaOne (pillola dei cinque giorni dopo), indicata per la contraccezione di emergenza, cioè idonea ad evitare una gravidanza indesiderata se assunta alla dose di 30 mg ed entro 5 giorni da un rapporto sessuale non protetto. EllaOne si aggiunge quindi alla pillola del giorno dopo (Norlevo o Levonelle). Il principio attivo di Ella One è costituito da una molecola di sintesi chiamata Ulipristal, il cui meccanismo d’azione nell’impedire una gravidanza non è ancora ben chiaro. Si ritiene tuttavia che vari meccanismi possano intervenire: 1) il farmaco può ritardare o bloccare l’ovulazione per un’azione inibitoria ormonale a livello della ghiandola ipofisaria; 2) può anche ostacolare la migrazione degli spermatozoi lungo la cavità uterina e la sospinge impedendo così l’incontro con la cellula uovo e quindi la fecondazione; 3) può infine alterare la maturazione della mucosa uterina, impedendo l’impianto in utero dell’embrione allo stato di blastula, o facilitarne il distacco e l’espulsione qualora si sia già impiantato nella mucosa uterina. Nelle due eventualità indicate al punto 3, è più corretto parlare di effetto abortivo. Quale dei meccanismi indicati si realizzi individualmente dipende dalla situazione fisiologica in cui si trova l’organismo della donna che assume il farmaco, ma che nessuno può conoscere con esattezza. Ciò detto, sorprende il fatto che EllaOne venga presentata come pillola contraccettiva, atta cioè ad evitare il concepimento. L’ipocrisia si spinge oltre. Infatti l’impiego del farmaco richiede la prescrizione da parte di un medico dopo aver escluso una gravidanza in atto mediante test biologico, test che diventa positivo non prima di 8-9 giorni dal concepimento. Durante questo intervallo di tempo, in cui il test è ancora negativo, il prodotto del concepimento, ovvero l’embrione, inizia il suo sviluppo con una rapida suddivisione cellulare sino a raggiungere la cavità uterina e ad impiantarsi nell’endometrio. Quindi, in definitiva, chi assume EllaOne non sa se la protezione da una gravidanza si realizza con meccanismo contraccettivo, per un ostacolo alla fecondazione o e se invece, pur essendosi verificato il concepimento, l’embrione viene eliminato perché gli viene impedito di impiantarsi e svilupparsi nella cavità uterina. Prevale cioè una logica di mercato che è quella di incoraggiare l’uso di una nuova pillola ancor più sicura della precedente ad impedire il concepimento o la progressione di una gravidanza, banalizzando, soprattutto negli adolescenti, comportamenti e valori etici fondamentali. Non c’è dubbio che i giovani, già sfruttati e bombardati da tanti messaggi negativi, debbano essere incoraggiati a conoscere meglio il proprio corpo. Solo così le loro scelte potrebbero essere più responsabili e meno banalizzate.

AUTORE: Fausto Santeusanio già ordinario di Medicina interna Università di Perugia

1 COMMENT

  1. Premetto che sono d’accordo con le conclusioni del Prof. Sant’Eusanio, e vorrei solo aggiungere qualche notizia, per far capire meglio come stanno le cose.
    La commercializzazione di questo prodotto è avvenuta per una procedura “centralizzata”: la ditta farmaceutica che la produce ha chiesto alla Commissione Europea l’autorizzazione al commercio in tutta la UE, e la commissione a sua volta ha incaricato l’agenzia del farmaco europea, l’EMA, di svolgere l’istruttoria.
    Questo è un punto fondamentale: sono state le istituzioni europee a rubricare questa pillola come “contraccettivo di emergenza”, e l’Italia, con questa procedura, sostanzialmente può solo decidere il prezzo del prodotto.Con la procedura centralizzata, infatti, l’autorizzazione vale una volta per tutte, e per tutti i paesi europei.
    Chiedere chiarimenti alle istituzioni italiane su questa pillola è sostanzialmente inutile: sarebbe come se per protestare contro un prodotto farmaceutico approvato in Italia, dall’AIFA (l’agenzia italiana del farmaco), ci si rivolgesse all’assessore regionale alla salute.
    Purtroppo la categoria della contraccezione di emergenza , una definizione bugiarda, perchè si basa sull’impossibilità di sapere cose effettivamente si sta facendo – come bene ha scritto il Prof. – si usa per evitare che altre pillole abortive vengano messe in commercio. Una pillola dichiaratamente abortiva dà più problemi – di compatibilità con le leggi, e anche di opinione pubblica – rispetto ad un contraccettivo.
    Vengo al test. Questa pillola, secondo la stessa casa farmaceutica, è controindicata in gravidanza. Il motivo che la ditta adduce è che non ci sono sperimentazioni che escludono che, in caso di gravidanza, possano esserci effetti teratogeni sull’embrione e sul feto.
    Solo in italia viene richiesto il test obbligatoriamente, prima della prescrizione. Questo test va comunque fatto, e sicuramente è utile, per due motivi:
    1. sicuramente se c’è un embrione già formato e non ancora annidato, gli attuali test di gravidanza NON lo vedono, ma possono vedere se c’è una gravidanza in cui l’embrione è già anndato, ma della quale la donna non è ancora consapevole, perchè magari è di due-tre settimane. Non dimentichiamo che questo tipo di pillole viene preso soprattutto da donne giovani e sessualmente attive, e quindi l’eventualità di una gravidanza di due-tre settimane non è affatto remota.
    2. Chiedendo il test, si dà un messaggio di un utilizzo non diffuso, alla portata di tutti nel fine settimana, come purtroppo sta avvenendo per il Norlevo.
    L’interlocutore per cercare di cambiare qualosa sono quindi le istituzioni europee, titolari di tutta la procedura.

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