Ricostruzione leggera quasi conclusa. La ‘pesante’ è avviata ma i Pir non decollano

L'assessore Riommi in Consiglio regionale presenta lo stato della ricostruzione

Una persona su due, tra quelle evacuate a causa del sisma del 1997, è ancora fuori dalla propria abitazione. Il 24 per cento dei terremotati (5.533 persone) ha scelto una sistemazione autonoma, il 14 per cento (oltre 3.000 persone) abita in alloggi alternativi come le “casette” di legno, mentre una persona su dieci (in totale quasi 2.400 soggetti) resta ancora nei container allestiti nella fase dell’emergenza. Sono i dati dell’ultima relazione, aggiornata al 31 dicembre scorso, sull’andamento della ricostruzione nei comuni terremotati, presentata dall’assessore al Bilancio, Vincenzo Riommi al Consiglio regionale che ha deciso di rinviare il dibattito alla prossima settimana. Illustrando il documento semestrale della Giunta regionale, l’assessore ha detto che la Regione Umbria ha attivato, per la ricostruzione, mutui per 4.726 miliardi, mille miliardi vengono da finanziamenti europei, mentre altri fondi appartengono a programmi straordinari. Complessivamente, dal 1997 al 2001, sono stati spesi nelle zone del terremoto seimila e 343 miliardi di finanziamenti pubblici. Per il prossimo biennio (2002 e 2003) sarà possibile impiegare 1.857 miliardi previsti nella legge finanziaria. La loro destinazione è già stata decisa da una deliberazione del Consiglio regionale il 23 luglio. Secondo Riommi sarà così possibile completare il finanziamento degli edifici privati gravemente danneggiati, sia delle abitazioni che delle attività produttive, oltre alle infrastrutture. “Trovare un’adeguata sistemazione e consentire il rapido rientro nelle abitazioni dei nuclei familiari è stato, fin da subito, l’obiettivo principale da perseguire”, ha commentato Riommi. Tuttavia l’elevato numero di persone coinvolte residenti in un vasto e diverso territorio colpito (zone montane, centri storici, frazioni), la mancanza di alloggi sul mercato immobiliare, le diverse modalità nei tempi di ricostruzione (leggera, pesante, integrata) hanno richiesto, con non poche difficoltà, soluzioni mirate e tali da soddisfare le tante esigenze manifestate dai cittadini. Mettendo a fuoco i singoli comparti della ricostruzione, i dati confermano il buon andamento di quella leggera, con il 93% degli interventi ormai conclusi e solo il 6% in corso. Il fronte più problematico, invece, resta quello dei Piani integrati: su 1.164 interventi finanziati solo 20 (il 2%) sono stati ultimati, 446 sono in corso (il 38%), mentre quasi 700 (il 60%) non sono neppure iniziati. La ricostruzione “pesante”, infine, è in corso per la metà delle opere finanziate, conclusa per il 28% e da iniziare in un caso su quattro. Fin qui, i dati sull’edilizia privata. Abbastanza simile la situazione sulla ricostruzione del patrimonio pubblico. Su 1.411 progetti finanziati: 843 (il 60%) sono in corso, 406 (il 29%) sono ultimati e 162 (l’11%) sono da iniziare. Spulciando ancor più in profondità, si abbatte anche uno dei tormentoni di questi anni: che siano stati privilegiati – come spesso si è sentito dire – chiese, palazzi pubblici e altri beni culturali rispetto alle abitazioni delle persone. Su 273 interventi previsti, per lo più a Foligno (35) e ad Assisi (28), sono soltanto 91 quelli ultimati. Uno dei fenomeni più preoccupanti, fra i tanti relativi alla ricostruzione post-terremoto, resta quello dei moduli abitativi e dei campi container. Tra le quasi mille famiglie (960 per l’esattezza) ancora nelle “scatole di latta” (2.394 persone in totale), 180 vi resteranno per un tempo prevedibilmente breve, ma ben 534 avranno tempi di abbandono più lunghi, perché i lavori per le loro abitazioni non sono ancora avviati, perché la ricostruzione è piuttosto complessa o perché hanno rinunciato all’alloggio alternativo, magari per restare accanto alla loro abitazione inagibile. Ma, purtroppo, ci sono anche 73 famiglie che non possono o non vogliono rientrare nelle case ristrutturate, oppure sono evacuate da edifici per i quali non è stata ancora presentata domanda di ricostruzione. Infine, c’è anche il fenomeno complesso e problematico dei 173 nuclei familiari che sono estranei alla ricostruzione e che hanno occupato abusivamente i container o li hanno ricevuti in uso su segnalazione dei servizi sociali.

AUTORE: Daniele Morini