SAGRA MUSICALE UMBRA. Conclusa un’edizione che ha portato alle radici della musica religiosa

Dal gregoriano a Stravinsky

Il 28 settembre con il concerto al teatro Morlacchi di Perugia del Collegium vocale Gent e la Budapest festival Orchestra, direttore Ivàn Fischer si è conclusa la 59 edizione della Sagra musicale umbra. Abbiamo già scritto del coraggio e del fascino di alcuni concerti di questa 59a edizione che ha offerto esempi musicali diversificati per generi musicali, per cori, solisti, orchestre. Non è nostro compito, nè abbiamo strumenti critici adeguati per fare analisi dettagliate su singoli aspetti di partiture e su esecuzioni. Per quanto abbiamo potuto seguire abbiamo notato livelli molto alti e apprezzabili che hanno dato anche ad ascoltatori non particolarmente esperti la possibilità di vivere momenti di intensa ispirazione estetica e religiosa. Il coraggio e il fascino di questa Sagra a nostra avviso è stato quello di aver percorso un itinerario artistico musicale che affonda le radici nelle origini stesse della musica occidentale cristiana e si protende fino alle soglie della contemporaneità passando attraverso secoli intermedi di composizioni polifoniche e strumentali che hanno segnato i progresso della cultura, dell’arte e dello spirito religioso. Gli ascoltatori hanno potuto respirare l’atmosfera mistica del canto monodico gregoriano puro, degno di essere parte integrante delle varie celebrazioni secondo i ritmi dei tempi liturgici della Chiesa cattolica, costituendo la forma estetica fedele della adorazione e dell’invocazione, sino ad approdare ai Salmi di Stravinsky, caldi e struggenti, espressivi di un tempo problematico e del desiderio di elevazione proprio di ogni tempo e di ogni uomo, sia pure non credente. Dalla ferma fede di quel Gregorio Magno (590-604), da cui ha preso il nome il genere musicale tuttora ritenuto “canonico” nei monasteri e nelle liturgie cattoliche delle cattedrali, fino alle espressioni artistiche elaborate e complesse, appropriate per una religiosità emotiva anche se talvolta più appariscente ed esteriorizzata. La Sagra di quest’anno si può paragonare ad una galleria di arte figurativa a soggetto religioso di varie epoche. Attraverso i quadri diversi per immagini, colori, tratti e contesti ambientali, tecniche e prospettive si nota un’ispirazione di fondo che ritorna e si arricchisce e si articola secondo il temperamento degli artisti e il dato culturale di base in cui si realizza. Anche quando vengono create nuove realtà artistiche, frutto di personale e geniale intuizione, si può, analogicamente, trovare un filo di conduzione del discorso, che non è dato solo dalle parole, ma da un sentimento che rinasce sempre dalla stessa fonte, a cui attinge anche la musica più semplice e popolare dei canti della pietà del popolo credente e delle danze folkloristiche di un villaggio ungherese o siciliano.

AUTORE: Elio Bromuri