A San Pellegrino di Norcia tornano le campane

Le tre campane della chiesa parrocchiale di S. Pellegrino di Norcia sono tornate, lunedì 16 maggio, nel paese nursino dopo i violenti terremoti del 2016. Fino ad ora erano conservate nel deposito di opere d’arte del Ministero della Cultura a Santo Chiodo di Spoleto. Sono state posizionate in una torre campanaria orizzontale realizzata in legno e posizionata al lato del centro di comunità che ora funge da chiesa. È stato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo a benedire le campane, fatte poi suonare da alcuni uomini del paese e dal parroco don Marco Rufini, e poi a presiedere la messa nella festa liturgica di S. Pellegrino.

L’idea di far tornare le campane è stata del parroco don Marco Rufini, come racconta il presidente della Comunanza agraria di S. Pellegrino Claudio Leoncilli: “Una sera di qualche mese fa – dice – arriva a casa don Marco e mi parla di questo suo desiderio, chiedendomi cosa ne pensassi. La mia riposta è stata subito affermativa. Ci siamo messi al lavoro per ottenere i permessi necessari, per realizzare lo spazio dove collocarle e per organizzare il trasposto dal deposito di Santo Chiodo. C’è stata la massima collaborazione della gente per questo che è un piccolo segno di speranza per la comunità di S. Pellegrino. E il nostro grazie va all’Archidiocesi, in particolare al Vescovo e a don Marco, per la costante vicinanza e per non averci fatto mai mancare sostegno e affetto in questi anni”.

La celebrazione eucaristica e le parole dell’Arcivescovo

All’avvio della messa mons. Boccardo ha fatto gli auguri ad una delle donne più anziane di S. Pellegrino che proprio quel giorno compiva 91 anni e che non ha mai abbandonato il paese dopo il terremoto vivendo prima nelle tende, poi in roulotte ed ora in una soluzione abitativa di emergenza: “Lodiamo il Signore per la lunga vita di Cecilia, costellata anche da tante difficoltà. Chiediamo a san Pellegrino di continuare a proteggere lei e gli altri anziani del paese”. Spontaneo è partito un lungo applauso dei numerosi fedeli presenti.

Nell’omelia poi mons. Boccardo ha detto che “le delusioni e i fallimenti, i momenti di prova che caratterizzano la nostra vita come l’esperienza tragica del terremoto non devono portarci a dire: mollo tutto, anche il rapporto con Dio. Le fatiche e le paure, così come le speranze, le dobbiamo vivere qui a S. Pellegrino, luogo dove siamo chiamati a mettere in pratica ciò che il Signore ci dice. É in questa bella terra che dobbiamo testimoniare che la vita cristiana è una cosa seria”.

Poi, la preghiera dell’Arcivescovo a S. Pellegrino: “Al nostro patrono chiediamo di intercedere affinché il Signore metta il sale nella testa degli amministratori, comunali e provinciali, regionali e nazionali, chiamati a gestire la ricostruzione. Noi possiamo protestare, occupare le strade e fare articoli sui giornali ma se non c’è il sale nella testa di chi governa serve a poco”.

Il saluto finale di don Marco Rufini

Grazie Eccellenza per essere qui tra noi. Quando gli ho detto della campane il suo calendario era pieno, ma è riuscito a spostare alcune cose ed essere con noi qui a S. Pellegrino. Con questa comunità e con quella di Frascaro stiamo facendo un percorso intitolato “Ricominciamo dalla comunità – un cammino nell’amicizia” per ritrovare le motivazioni ad abitare in queste zone, per far emergere i limiti che ci sono non per piangerci addosso ma per superarli, per dire a tutti i livelli della società che una comunità è tale quando i suoi legami diventano generativi e non per i numeri che la compongono. Grazie a chi ha realizzato il nostro campanile orizzontale servito a ridare un po’ di movimento a S. Pellegrino; grazie a Maurizio Nanni, impresario, che ci ha portato le campane da Santo Chiodo a qui, per amicizia e non per altro; grazie alla Comunanza Agraria, alla Pro loco e agli abitanti: tutti si sono adoperati per questo progetto lavorando anche sotto la pioggia e con un vento fortissimo. Grazie davvero”.

Le campane

Prima del sisma del 2016 la torre campanaria di S. Pellegrino ospitava quattro campane. La più piccola era del campanile della chiesa di Santa Giuliana. Le tre riportate a S. Pellegrino sono state realizzate da importanti fonderie del centro Italia. Quella maggiore, che è la più moderna, è stata realizzata dalla “Fonderia Lera” di Lammari (Lu) nel 1911 e misura 84 centimetri di diametro. La campana mezzana è stata realizzata dalla “Premiata Fonderia di campane Demetrio Soli e Figli” di Foligno (Pg) nel 1899 e misura 74,5 centimetri di diametro. Quella minore è stata realizzata nel 1854 dalla “Fonderia fratelli Raffaele e Pasquale Pasqualini” di Montedinove (Ap) e misura 64 centimetri di diametro.