Perugia. Gli universitari hanno celebrato il loro Santo patrono, Ercolano

E’ stato celebrato anche nella chiesa dell’Ateneo di Perugia il Santo patrono della città e dell’Università degli Studi, Ercolano, vescovo e martire, defensor civitatis, nella serata di domenica 8 novembre, nel rispetto delle norme sanitarie per prevenire il contagio da Covid-19.

L’omelia di don Riccardo: “Non fermatevi al minimo”

Nell’omelia, don Riccardo Pascolini, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria e rettore della chiesa dell’Ateneo, ha esordito dicendo: “Il messaggio contenuto nel Vangelo di questa domenica è rivolto anche a voi universitari, in particolare a coloro che riceveranno la lampada con l’effige di sant’Ercolano, gli studenti che hanno concluso gli studi nel corso dell’ultimo Anno accademico. Queste lampade sono il segno della loro ‘luce nel mondo’. Queste lampade sono come quelle delle stolte e delle sapienti della parabola evangelica appena ascoltata”.

“Siamo dalla parte delle stolte, o dalla parte delle sapienti? – ha chiesto il sacerdote –. La verità è che i cristiani stanno un po’ da tutte e due le parti. Siamo stolti quando noi viviamo di pretese, come le stolte che chiedono: ‘dateci l’olio per le nostre lampade’. Nella nostra vita siamo spesso degli stolti quando pretendiamo da noi stessi, dagli amici, dall’altro, qualcosa subito e questo avviene anche nell’esperienza universitaria”. Mentre, ha evidenziato il sacerdote, “la Parola di Dio ci dice che chi ama non pretende, ma sa attendere.

Siamo stolti quando assumiamo atteggiamenti di vittimismo, come quello delle stolte del Vangelo, e, soprattutto, siamo stolti quando siamo impreparati davanti alla vita, un rischio che corriamo tutti. Qualche antidoto alla stoltezza la Parola di Dio lo suggerisce nell’essere responsabili come le sapienti della parabola. Cerchiamo di vivere la nostra vita con responsabilità e chi di voi questa sera riceverà la lampada, riceve la ‘lampada della responsabilità’”, perché, ha proseguito don Pascolini, “non ti sei laureato per te stesso, ti sei laureato per gli altri e per il mondo, hai una missione da compiere e inizia dall’essere responsabile delle tue azioni.

Sei sapiente quando non farai il minimo nella vita, nello studio, in quello che sei chiamato a fare nella professione. Farai un po’ più, ti intrometterai, ti sporcherai le mani, amerai, sognerai e desidererai un po’ più. Non ti fermare al minimo; sei sapiente quando entri nella tua vita in quello che tu sei chiamato a fare e lo fai con responsabilità e guardi più avanti, sempre un po’ di più. Sei sapiente se sai che la tua realtà non ti obbedisce. E’ sapiente chi è determinato a non cedere in situazioni particolari beni incedibili come l’olio delle lampade delle sapienti”.

Il messaggio per gli universitari e le “lampade della responsabilità”

E’ importante anche nel mondo universitario, dove la persona si forma non solo culturalmente ma ad essere cittadino responsabile, a conoscere la differenza tra l’essere sapiente e l’essere stolto, perché, ha commentato don Riccardo Pascolini, “la notte arriva e noi siamo chiamati a sfidarla. Tutti noi, prima o poi, ci troveremo nella vita dinanzi alla notte della crisi, dell’incertezza, dell’indecisione, della paura, della malattia e dove ti senti fermo e ogni cosa che fai senti di sbagliarla. E la notte la puoi sfidare solo con l’essere sapiente. Il Vangelo ci dice una cosa molto semplice: anche se sei sapiente davanti alla notte ti stanchi e ti addormenti. E questo è la fragilità dell’uomo, ma la cosa importante è ascoltare la voce giusta che risveglia il desiderio del senso della nostra vita attraverso la voce della speranza umana e cristiana che è in ognuno di noi”.

Il messaggio della parabola evangelica ascoltata, ha concluso il direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria, “ci insegna che stolti, sapienti, addormentati, ascoltano la Voce e fanno scorta di un’esperienza incedibile e unica che dà la certezza di avere una vita o accesa, o spenta. La via di mezzo non c’è e per questo occorre la scorta messa in ‘piccoli vasi’, perché questa è la misura di Dio, delle cose belle che valgono e di ciò che conta come le ‘piccole fedeltà’, questa è la scorta della nostra vita accesa. E queste piccole fedeltà sono tre: la preghiera a Dio e all’Eucaristia, ai poveri e ai nostri fratelli. Questa sera portiamo a casa il messaggio del Vangelo e delle lampade accese, facendo scorta di ciò che conta, delle piccole fedeltà. Chi vive di queste fedeltà sarà capace di sfidare la notte, sempre, perché in quella notte arriverà una Voce che ti dirà: non sei solo”.

Al termine dell’omelia don Riccardo Pascolini ha benedetto le “lampade della responsabilità” consegnandole a quindici giovani neo laureati che hanno vissuto l’esperienza della Pastorale universitaria.