Se non io, chi? Se non ora, quando?

La frase, usata da don Milani ma presa dal Talmud, può fare da sintesi problematica del senso della XLIV Settimana sociale dei Cattolici italiani, svoltasi a Bologna nei giorni 7-10 ottobre alla quale ho partecipato. S’è parlato di “Democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri”, per riaffermare l’adesione al metodo della democrazia, pur se bisognosa di integrazioni e radicali restauri dinanzi alla crisi della rappresentanza e dinanzi ai nuovi poteri transnazionali della scienza e della tecnologia, dell’informazione, delle multinazionali, delle delocalizzazioni, del terrorismo… Problemi nuovi, certamente, che esigono risposte nuove. I credenti non possono disinteressarsi di questo nostro “cosmo” che sta diventando sempre più “caos”, sia perché è l’unico spazio del loro vivere cristiano, sia perché è sempre più evidente non solo l’urgenza della fede per dare senso al tutto, ma anche l’urgenza di nuovi metodi e di nuovi linguaggi per la comunicazione della fede in questo contesto così problematico. Per questo è urgente stare, da credenti, dentro “questo” mondo, dove seguitano purtroppo! a fiorire i “poveri”, i “disperati”, gli “esclusi”. In ogni caso urge non un nuovo partito cattolico (per quanto tante “demonizzazioni” del vecchio partito siano ingiuste, come hanno mostrato i continui richiami a uomini esemplari come De Gasperi e La Pira!), ma una nuova consapevolezza dell’identità sociale e politica dei cattolici, cui si chiede – a preferenza – la costituzione di significative e diffuse piattaforme culturali che possano intervenire con competenza e autorevolezza nella formazione dell’opinione pubblica e nell’anemico e spesso fazioso dibattito sociale e politico. In una parola, sembra prevalere su tutte la richiesta di formazione ai vari livelli, a cominciare da quella di autentiche personalità cristiane che sappiano poi assumere “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono”. Vanno coniugati insieme, per dirla in breve, la Lumen Gentium e la Gaudium et Spes, contro ogni spiritualismo astratto e contro ogni operosità anche politica in contrasto con lo statuto cristiano. Cose risapute, si dirà, ma ridette con una forza e con una convinzione che hanno impressionato i tanti partecipanti-protagonisti. Sembra davvero aprirsi una nuova stagione per la comunità cristiana d’Italia, troppo silenziosa e troppo mite dinanzi alle continue prevaricazioni del “mozzo di bordo che ha preso in mano il megafono del comando e guida la nave”. Per questo “se non io, chi? e se non ora, quando?”. Certe “partecipazioni” plebiscitarie, apparentemente democratiche, non convincono e non sono salutari, come è successo con Hitler, Mussolini, Stalin e compagnia bella, a cominciare da un certo… Barabba, per il quale la “piazza” chiese la liberazione facendo crocifiggere Uno che, al dire dello stesso giudice Pilato, “non aveva fatto niente di male”. Ma tant’è: anche la democrazia conosce la dittatura del numero e la faziosità dei prepotenti, e non sempre rispetta la bontà della ragione, la dignità della persona, l’autentico bene comune. Anche la democrazia può ammalarsi: bisogna soccorrerla.

AUTORE: Giuseppe Chiaretti