Servirebbe un capitalismo condiviso, anche dal basso

di Pierluigi Grasselli

Nel suo recente intervento su La Voce (23 marzo) il segretario regionale della Cisl, Ulderico Sbarra, propone un ampio quadro dello stato attuale di economia e società, sottolineando i fattori di squilibrio, sfruttamento, precarizzazione all’opera nel mercato del lavoro, purtroppo anche in Umbria, con pesanti, odiose ricadute sulle condizioni dei lavoratori, in specie i più fragili, e le loro famiglie. In corrispondenza, segnalo il ruolo positivo che potrebbe essere svolto da politiche attive del lavoro ben impostate ed efficacemente gestite, capaci di assicurare orientamento effettivo, vera formazione, sostegno al reddito, e in generale efficace accompagnamento di chi è alla ricerca del lavoro. Si attende di vedere all’opera, quanto prima, la nuova legge regionale sul Sistema integrato per il mercato del lavoro, pur nella consapevolezza delle limitate risorse, finanziarie e umane disponibili.

Sbarra richiama altresì l’attenzione sull’esigenza centrale di spingere per un aumento significativo della produttività. Qui tengo a rammentare l’importanza di sviluppare la contrattazione di secondo livello, attraverso cui il sindacato può dare un contributo di rilievo per un assetto organizzativo di impresa più efficace e più sicuro. E anche su questa base si coglie l’esigenza di uno sviluppo sostanziale di fiducia e di pratiche di reciprocità tra parti sociali.

Allargando il quadro dell’analisi, il segretario Cisl sottolinea l’esigenza di realizzare, al di là di misure settoriali e interventi su variabili specifiche, una revisione sostanziale del modello economico dell’Umbria, orientata a obiettivi di efficienza e di equità, in direzione di un “patto sociale sostenibile e solidale”. Al riguardo, come suggeriscono molti qualificati osservatori (quali Magatti e vari esponenti dell’Economia civile), per contrastare i molteplici impatti negativi, individuali e sociali, dell’attuale capitalismo finanziario e patrimoniale occorre rafforzare la dimensione relazionale e comunitaria di economia e società, riagganciandole, e promuovendo la valorizzazione dei territori, con l’impiego migliore delle sue vocazioni e delle sue risorse, per contribuire all’impegno verso la duplice sostenibilità invocata dalla Laudato si’. Un punto, questo, su cui insiste molto, da tempo, la Cisl dell’Umbria, e ripreso con forza da Sbarra nell’intervento in esame.

In proposito, non dobbiamo dimenticare la vitalità che dimostra una buona parte dell’imprenditoria regionale, anche sul fronte dell’eccellenza: come segnala anche in questi giorni la stampa locale, a dinamiche significative dell’industria dell’aerospazio si affiancano i successi di molte realtà sul fronte del tessile e dell’abbigliamento, i risultati fortemente positivi di alcune reti di imprese nel cluster nautico, le prestazioni di rilievo di un numero crescente di start-up, in una ampia articolazione di settori e nicchie, dall’agricoltura di precisione all’organizzazione di matrimoni. Per non parlare dei “germogli di eccellenza” tra le start-up innovative, e della tensione di alcune microimprese umbre verso un artigianato 4.0.

Torno a segnalare, come già in un mio recente intervento (La Voce dell’8 dicembre 2017), il ruolo di una cooperazione che, nel rispetto dei suoi princìpi, attiva iniziative innovative (ricordate nel recente studio di Bernardoni e Picciotti), con ricadute positive sul territorio, contribuendo anche a costituire quella pluralità operante di forme d’impresa che è auspicata dalla Caritas in Veritate. In generale, vanno seguite con attenzione, incoraggiate e sostenute le molteplici iniziative (quali quelle che si propongono annualmente all’evento di Bastia “Fa’ la cosa giusta”) che manifestano una vivace dinamica di riattivazione della società dal basso.

C’è dunque una vitalità, e un desiderio di ripresa e di rilancio che viene dal basso, e che richiede un grande impegno congiunto a tutti gli attori della comunità regionale, giustamente auspicato da Sbarra. Un grande impegno congiunto rinnovato e rinnovatore, in particolare sul fronte delle istituzioni e di una loro maggiore inclusività, è richiesto per contrastare la drammatica situazione in cui versano settori e aree del sistema produttivo umbro, con gravi conseguenze occupazionali, economiche e sociali.

Recenti esperienze sembrano mostrare come uno sforzo deciso e ben coordinato sul fronte delle imprese, auspicato anche da Cisl Umbria, possa avviare a soluzione situazioni anche gravi di crisi. Ciò mi ricorda la proposta avanzata da studiosi e operatori di porre mano a un “capitalismo condiviso”, fondato su una stretta cooperazione tra istituzioni pubbliche, imprese private e organizzazioni della società civile. Alla radice, è supposto un profondo mutamento culturale, che ci riguarda tutti, ispirato a condivisione e fraternità, verso una diffusa, sistematica, consapevole cooperazione di squadra.