SOVVENIRE. La formazione in Umbria

Il 16 febbraio ad Assisi il secondo Corso regionale rivolto agli addetti, e a chiunque sia interessato. Recenti indagini dimostrano che anche tra i fedeli è assai diffusa la mancanza di informazioni precise su come funzionino 8 per mille e offerte ai sacerdoti

Sovvenire: perché parlarne ancora? I dati di una recente indagine statistica in Umbria ci confermano che è urgente formare nuovi comunicatori per dare corrette informazioni ai fedeli.

Già nel 1991 mons. Attilio Nicora scriveva su Avvenire: “Forse qualcuno si chiederà: perché parlarne ancora? Perché continuare a parlare del sostegno economico alla Chiesa cattolica in Italia? Non si sta esagerando? E alla fine non si rischia, al di là delle buone intenzioni, di dare un’immagine distorta di quella Chiesa che pur si vorrebbe aiutare?”.

Il primo motivo

Ritengo che oggi a quel “perché” si possa dare una risposta ancor più fortemente motivata. Il primo motivo è che dagli anni Duemila ad oggi se ne è parlato forse troppo poco. Gli stessi fedeli praticanti sono disinformati. Mentre allora i mezzi di comunicazione assicuravano l’attendibilità delle notizie, oggi la molteplicità dei canali d’informazione permette a molti di diffondere fake news, e la gente in questa ridondanza si ferma sempre più ai titoli, senza approfondire i fatti.

È facile trovare persone che confondono l’otto per mille con il cinque per mille oppure che non sanno cosa siano le “offerte per i nostri sacerdoti”, o danno una lettura fantasiosa dell’una o dell’altra forma, o sospettano complicazioni e trappole.

Conferma questa situazione un recente sondaggio realizzato due mesi fa in sei parrocchie della diocesi di Perugia – Città della Pieve. Circa 300 fedeli praticanti sono stati intervistati all’uscita della messa domenicale. L’80% di essi dichiarano di essere impegnati in attività sociali e ritengono che sia prioritario intervenire sul nostro territorio nei settori del lavoro, dell’assistenza alla famiglia e agli anziani e nel contrasto al disagio giovanile. Praticamente tutti gli intervistati conoscono l’otto per mille, mentre solo il 46% sa che cosa sono le “offerte per i nostri sacerdoti” e di questi solo il 22% ne ha sentito parlare dal sacerdote stesso.

Quasi tutti (89%) ritengono importante la presenza della parrocchia nel territorio, ma solo il 36% avverte una situazione di collaborazione piena tra religiosi e laici. Solo un terzo degli intervistati ha detto di avere informazioni periodiche e puntuali sull’uso del denaro raccolto in parrocchia, e il 22% ritiene che in questo ambito non ci sia trasparenza.

Il secondo motivo

Trent’anni fa si scelse la via del Sovvenire perché si è creduto, con il Concilio, al valore di una schietta e trasparente libertà della Chiesa e di una corretta e costruttiva collaborazione con lo Stato per la promozione dell’uomo e per il bene del Paese. Queste motivazioni sono ancor più valide oggi, è quindi necessario parlare ancora di Sovvenire, è necessario saper comunicare in questo ambito, istruire nuovi formatori anche nel settore dei nuovi media, per arginare la disinformazione e far crescere la partecipazione consapevole e responsabile dei fedeli. A questo scopo si terrà sabato 16 aprile ad Assisi il secondo “Corso regionale di formazione per formatori” sui temi del Sovvenire, rivolto a tutti gli incaricati sia a livello parrocchiale che diocesano.

Le offerte per il clero

Val la pena mettere in evidenza il particolare valore delle offerte per il sostentamento clero. Pochi fedeli infatti sanno che le offerte fatte in chiesa in occasione delle messe non sono ‘per il prete’ ma per il mantenimento della parrocchia. Sono invece le “offerte per i nostri sacerdoti” ad assicurare quel minimo necessario per un dignitoso tenore di vita a tutti i preti, che siano in riposo o in servizio. Il loro “compenso” è uguale per tutti a parità di anzianità (da circa 860 euro all’inizio per giungere a circa 1.350 euro netti a fine carriera, su 12 mensilità).

Dall’inchiesta fatta risulta, come si diceva, che “offerte per i nostri sacerdoti” risultano sconosciute ai più, infatti meno della metà dei praticanti dice di sapere cosa siano. Di conseguenza solo pochi donano in questo modo: lo fa solo un umbro su 1.300. Queste offerte sono deducibili dalle tasse e rappresentano la forma di sostegno da sviluppare.

La gente e i “suoi” preti

Nonostante gli scandali che la stampa enfatizza, dai dati emersi dall’inchiesta si deduce che la gente ritiene fondamentale avere accanto il “suo prete”. Dai numeri, in parte ancora da elaborare, emerge in filigrana il fatto che i fedeli, senza la presenza del sacerdote, si sentirebbero più soli e rischierebbero di veder morire la speranza.

Dai dati sembra venir fuori ancora quanto il card. Nicora diceva nello stesso articolo del 1991 citato all’inizio: “La presenza del prete, sia giovane o anziano, sia brillante o un po’ logoro, è un miracolo permanente dell’amore fedele di Dio, che continua a ‘prendere carne’ in mezzo a noi attraverso il volto amico di un uomo che ci vuol bene in nome Suo e per questo non si stanca di parlarci di Lui, anche quando non vorremmo ascoltare. È questa la funzione dei sacerdoti. E così essi ci riscattano dall’illusione e dalla disperazione e ci aiutano a credere alla possibilità di diventare uomini nuovi”.

Giovanni Lolli