“Tutte le genti verranno a te”: le Chiese umbre e gli immigrati

Con La Voce primo bilancio sulla applicazione della legge Bossi-Fini

Giorgio Pallucco è un giovane laureato in Giurisprudenza, consulente, di pubbliche amministrazioni (Comune di Spoleto e Conferenza permanente per la programmazione sanitaria regionale, organismo in seno al Consiglio delle autonomie locali) su immigrazione e sanitàFa volontariato all’Ufficio immigrazione della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, di cui è il responsabile e dove si è occupato della Legge Bossi-Fini che da alcuni è definita come una “sanatoria che non sana”. “Parlare di regolarizzazione disposta dal datore di lavoro oppure di sanatoria perché comunque si viene a sanare la posizione di un immigrato che si trova nel nostro territorio e per di più svolge lavoro precario, per me fa poca differenza. La ratio della legge – commenta Pallucco – è di far emergere le posizioni irregolari per dare dignità al lavoratore, per dare sicurezza al datore di lavoro e per fare affluire nelle casse statali i contributi dovuti per l’attività lavorativa”. Dare sicurezza. Il risultato sarà questo?”Ci sono problemi. A cominciare dalla interpretazione della legge Bossi-Fini, in particolare relativamente ai tempi. Una circolare ministeriale dà una interpretazione restrittiva all’articolo 33 della Legge e questo ha tagliato fuori molte persone”. Quando si avrà la certezza sulla interpretazione?”La circolare è chiara ma non può essere più restrittiva della legge. Potrebbe esserci un ricorso amministrativo presso le autorità competenti per stabilire qual è l’interpretazione giusta”. Vi state attrezzando per i ricorsi?”Ancora no. Speriamo che ci sia un ripensamento da parte del Governo e dica chiaramente che ciò che conta è il lavoro e l’alloggio, non tanto la data di presenza in Italia.Altrimenti sarebbe come le vecchie sanatorie in cui bisognava portare una prova della propria presenza in Italia ad una certa data.Qui il principio è di regolarizzare chi ha un lavoro e un alloggio stabile e dovrebbe far fede in tutto e per tutto la dichiarazione del datore di lavoro a prescindere dalla data in cui il rapporto di lavoro ha avuto inizio”. Quindi se il Governo non cambia linea?”Prevediamo che ci saranno ricorsi da parte di quelle famiglie che comunque vogliono andare fino in fondo perché non se la sentono di cambiare collaboratore domestico”. L’immigrato non può fare ricorso?”Stando alle ultime disposizioni no, proprio per il principio per cui la regolarizzazione è un diritto del datore di lavoro. E’ una soluzione contestabile nel momento in cui viene leso un diritto soggettivo del lavoratore”. Ci sono altri problemi?”I tempi per le risposte. Per la consegna dei kit non ci sono state file.Bisogna vedere come riusciranno a smaltire il lavoro le Prefetture. Dovranno organizzarsi per evadere almeno 30-40 pratiche al giorno altrimenti potrebbero passare anni”. E a Perugia e Terni?”Nella provincia di Perugia sono state presentate circa novemila domande e circa tremila a Terni. So che la Prefettura con lo Sportello polifunzionale di via Gismonda a Perugia si sta attrezzando e nella sede ci saranno gli operatori dell’Inps, dell’Agenzia delle Entrate e della Questura e, naturalmente, della Prefettura”. Finché non ha il permesso di soggiorno, l’immigrato che ha fatto domanda di regolarizzazione cos’è clandestino o regolare?”Regolare anche dal punto di vista lavorativo ma “a termine” cioè se la domanda verrà accolta sarà regolare in senso pieno, se verrà respinta diventerà clandestino”. In questo frattempo ha diritto anche all’assistenza sanitaria?”Avendo pagato il contributo forfettario al momento della domanda, avrebbe diritto all’assistenza come ogni altro lavoratore. Però di fatto finché non otterrà il permesso di soggiorno non potrà nemmeno beneficiare della iscrizione al Servizio sanitario nazionale”. La Regione dell’Umbria prevede servizi gratuiti per gli immigrati anche non in regola…”Sì, ma è solo per cure essenziali urgenti, non, ad esempio, per il certificato medico da presentare al datore di lavoro in caso di malattia. E’ cosa ben diversa il tesserino Stp per gli irregolari dall’iscrizione al Servizio sanitario nazionale. Altre regioni, come Lazio, Emilia Romagna e Toscana hanno già dato indicazione alle Asl per iscrivere, anche qui a tempo, al Ssn i lavoratori immigrati che hanno presentato domanda di sanatoria”. Ci sono altre incertezze interpretative …”Che mettono in difficoltà il datore di lavoro. Ad esempio viene richiesta la garanzia dell’alloggio, ma non si specifica cosa significa; pagamento per le spese di rimpatrio, ma se ci sono più datori di lavoro? E poi con quale tipo di mezzo, e quale tipo di rimpatrio: l’uscita definitiva perché è terminato il rapporto di lavoro o l’espulsione disposta dal prefetto o le ferie? Questioni che di per sè non danneggiano la posizione del lavoratore ma creano ostacoli alla volontà del datore di lavoro a procedere” Il datore di lavoro potrebbe tirarsi indietro, ritirare la domanda?”No, ma può licenziare il lavoratore”. Il lavoratore potrebbe contestare la decisione?”Anche qui non si sa, perché se non può impugnare la decisione amministrativa probabilmente non potrà ricorrere al giudice del lavoro”. Il lavoratore immigrato non ha quindi voce in capitolo.”No. Lo si è detto fin dall’inizio che questa è una regolarizzazione per i datori di lavoro che indirettamente è anche a beneficio dei lavoratori, ma il lavoratore ha pochi diritti”.

AUTORE: MariaRita Valli