Non nascondo che all’inizio ero un po’ sorpreso d’aver suscitato con il mio intervento un gran vespaio, dirottando l’attenzione dalla disaffezione dei cattolici per la politica (di essi parlavo e ad essi mi rivolgevo) alla questione politica o addirittura partitica in Umbria. Vedendo però la qualità degli interventi fatti da molti interlocutori di tutte le tendenze, e dei quali l’articolo di Maria Rita Valli ha dato breve ma valido resoconto su La Voce, ho pensato che non sia stato inutile né per gli uni né per gli altri aver provocato il dibattito su un problema che esiste e che è serio.Ovviamente rimane per me prioritario il discorso sui cattolici e la comprensione della loro ‘stanchezza’ in ambito socio-politico. Se ne era fatta menzione già nella preparazione per Verona; scrivevamo infatti: ‘Non sono mancati in passato inviti a riprendere un discorso di formazione politica, ma con pochi risultati. Pur tuttavia non possiamo dimenticare tempi non lontani in cui la sensibilità sociale e politica era marcata, e non solo per problemi locali’ (cf. La riflessione delle diocesi umbre in preparazione al IV Convegno ecclesiale nazionale, p. 47). Non è pensabile però di sganciare il discorso sulla disaffezione più o meno avvertita dei cattolici da quello della realtà socio-politica umbra, così com’è e così come viene interpretata da varie fonti. E l’interesse con il quale la provocazione è stata accolta sta a dimostrare che il problema c’è e attende risposte sensate, maturate anche attraverso un modo nuovo di far politica, forse ancora tutto da inventare.Non ho difficoltà ad accogliere, in una società pluralista, la piattaforma dell’umanesimo radicato sulla ragione ragionante (il logos, direbbe Benedetto XVI, e quindi la scienza, la riflessione pacata…) più che sulle utopie o sulle ideologie.Ho seguito con interesse il recente dibattito sulla ‘sussidiarietà’ che coinvolge anche il sociale privato, a partire dalla microsocietà della famiglia. Mi auguro che dibattiti analoghi riguardino anche altri settori dove è necessaria la collaborazione di tutti: un nuovo patto educativo, ad esempio, vista la tragica realtà che si va discoprendo anche tra noi: le baby-gang, la violenza sulle donne, la prostituzione, le droghe d’ogni tipo, e altre forme di fuga dalla realtà, che rivelano malesseri profondi della persona e non solo disagi familiari e sociali.Certamente non bastano queste ed altre aperture a riportare l’impegno dei cattolici per la cittadinanza su livelli culturalmente accettabili. Occorre pur sempre un salto di qualità nel pensare ‘alto’, come la dottrina sociale cristiana, attenta a seguire il veloce evolversi delle situazioni, ci obbliga a fare. Ma occorrono anche condizioni partecipative ed eventi emotivi di grande rilievo, che saranno certamente diversi da quelli del passato (si ricordino, tanto per fare qualche esempio, i ritorni alla democrazia 1946-48, il fatti del ’68 e dell’89, la crisi delle ideologie ecc.), ma dei quali non si può fare a meno. L’evento ecclesiale di Verona non potrebbe forse essere quell’evento emotivo capace di scuotere certa inerzia del laicato cattolico, per ritrovare la strada d’una presenza audace e testimoniante dei cattolici umbri nel variegato e complesso mondo della cittadinanza oggi? E come?
Tutti insieme per l’Umbria
AUTORE:
' Giuseppe Chiaretti