Un ambiente un po’ “spartano” per lavorare più seriamente

A colloquio con Ranieri, tecnico del Chelsea in ritiro a Roccaporena

Dal 5 luglio lo “squadrone” inglese del Chelsea, guidato dal mister Ranieri, è in ritiro a Roccaporena nello straordinario Centro Sportivo dell’Opera di S.Rita e vi rimarrà fino al 20. Per curiosità siamo andato più volte ad assistere agli allenamenti e alla fine siamo riusciti ad avere un incontro con l’allenatore, che ha rilasciato per il nostro giornale la seguente intervista.Mister Ranieri, prima di tutto un ben tornato e un grazie! Dopo il Cagliari, la Fiorentina, eccola di nuovo a Roccaporena con una squadra inglese di grande prestigio. Ci può svelare il segreto di questo richiamo per l’Umbria e in particolare per Roccaporena?”Tutto è molto semplice. Vengo a Roccaporena perché si lavora bene: il clima è buono, caldo e fresco nella giusta dose; per la bellezza del luogo e perché no?..per la qualità del mangiare. Non ultimo una profonda amicizia che mi lega a mons. Sante Quintiliani, amministratore dell’Opera. Forse l’unico inconveniente il fatto di non poterci confrontare con altre squadre, considerato il nostro isolamento. Ma io non sono molto propenso ad avere incontri impegnativi con altri club durante il periodo di preparazione”.Un ambiente fortemente ossigenato, il silenzio, il rifuggire da centri ben più rinomati sembrano essere una sua caratteristica, in sintonia con il suo modo discreto di essere e di proporsi…. “Sicuramente. Possiamo dire che qui c’è un ambiente ‘spartano’, essenziale, ma questo ci aiuta ad essere più concentrati, a lavorare seriamente. Devono essere 15 giorni di grandi sacrifici e di impegno serio. Quello che chiedo ai miei giocatori lo esigo prima di tutto da me stesso”. E’ stato difficile convincere gli Inglesi a venire in Italia e in un posto così nascosto? “Nessun problema. Ho espresso il mio parere, si sono fidati e sono stato subito accontentato. In Inghilterra mi trovo bene. E’ una bella esperienza: da una parte mi aiuta a migliorare l’ inglese zoppicante che parlo e dall’altra perfeziona il mio modo di pensare. E’ sicuramente un arricchimento culturale. Devo anche dire che noi Italiani siamo apprezzati e richiesti per la serietà nel lavoro, per la pignoleria e per la nostra caratteristica, la fantasia”. Ha ormai alle spalle una grande esperienza internazionale (Italia, Spagna, Inghilterra): c’è molta differenza tra il calcio italiano e quello dei paesi europei toccati? “Sì, c’è molta differenza. Il calcio italiano potrebbe essere il più bello e vario del mondo, ma è molto esasperato ed esasperante. Ci si riposa…solo durante la partita! Durante tutta la settimana si vive di tensioni. Negli altri Paesi c’è un approccio differente. In Spagna il calcio è sinonimo di festa, si guarda alla qualità del gioco, c’è sempre entusiasmo… Lo spirito inglese è di competitività, di combattimento: prevale la forza fisica in campo. Da notare il profondo rispetto dei tifosi nei confronti dei giocatori e della squadra avversaria”. Un’ultima cosa. Dove sta andando il calcio con i suoi rigurgiti di violenza e con le cifre iperboliche che girano intorno a questo sport? “La violenza è frutto e specchio dell’ attuale società. Siamo in pratica noi stessi, che ci esprimiamo molte volte in modo irrazionale e troppo passionale. Certi episodi che capitano in Italia non si sentono qui: chi sbaglia paga e viene punito in maniera severa. Con le cifre, stiamo sicuramente esagerando”. Ricordiamo che sono 4 i giocatori italiani che militano nel Chelsea: Zola, Cudicini, Di Matteo e Di Cesare.

AUTORE: Gianfranco Flamini