Un cambiamento si impone

‘Si impone dunque un cambiamento netto ed evidente’. È stato, giustamente, chiaro, il card. Ruini, aprendo i lavori dell’Assemblea della Cei. Cambiamento netto ed evidente nella situazione (e negli indirizzi di fondo) in Iraq, ma non solo. Anche in Terra Santa, dove la spirale delle violenze (che non a caso da molte parti è vista come matrice della escalation irachena) non sembra arrestarsi. Urgono dunque iniziative lungimiranti e strategiche che, accanto a una presenza sul territorio finalmente efficace, non possono non correre su un rinnovato, ripensato e rilanciato rapporto tra gli Stati Uniti e (quantomeno) i principali Paesi dell’Unione europea. Sennò, come lucidamente osserva il card. Ruini, l’ipotesi, che peraltro realisticamente tanti osservatori avevano paventato, fin dall’annuncio di una guerra ‘unilaterale’, di fare dell’Iraq ‘un focolaio di crisi e di destabilizzazione dell’area circostante’, rischia drammaticamente di avverarsi.Ma questo appello vale anche più in generale. Vale, diremmo, per quel clima di incertezza e di conflitto che si respira anche rispetto ai temi di politica interna e di relazioni sociali. Per cui si moltiplicano difficoltà e contraddizioni. Prima che politico o economico, di fronte all’accentuarsi della concorrenza e all’evoluzione della divisione del lavoro internazionale, e delle distanze sociali, il problema è innanzitutto di carattere morale e culturale. Secondo correnti di pensiero che da tempo sembrano farla da padrone, quel che conta è decidere: la mediazione è un vecchio arnese. Ecco allora il rutilante fulgore dello spoils system, per cui chi prevale ha il diritto di disporre delle spoglie del vinto per realizzare efficacemente i propri obiettivi, l’esaltazione del liberismo più spinto (quando va incontro ai propri interessi). Salvo risvegliarsi dal sonno (e dal sogno) e scoprire che non funziona. Prima di tutto in relazione proprio al ‘sistema Paese’. Tale malinteso modernismo, che si badi bene non è prerogativa della destra o della sinistra, ma è trasversalmente presente (anzi, pare a tratti addirittura egemone) in tutti gli schieramenti politici, mostra ormai la corda. Semplicemente perché non è capace di pensare (e dunque di orientare) la complessità. E finisce con il triturare quei valori senza i quali una democrazia non può andare avanti. A partire da quello – nuovamente sottolineato dal card. Ruini – del ruolo della famiglia fondata sul matrimonio di due persone di sesso diverso e aperta alla procreazione, come è bene oggi specificare.Quel che è certo è, comunque sia, che, proprio in questo passaggio complesso, proprio per orientare e accompagnare a un cambiamento che sia dalla parte delle persone concrete, la Chiesa ‘ e i cattolici ‘ sono in prima linea, sono impegnati senza chiedere nulla, con tutte le possibili risorse ed energie.

AUTORE: Francesco Bonini