Un santo per l’economia

Se si guarda alla situazione del mondo dal punto di vista economico, soprattutto considerando la condizione dei poveri, c’è poco da rallegrarsi. La crisi economica ha creato tanta disoccupazione ed angoscia. E certo non è finita, anche se ci viene parlato dei segnali di ripresa. Ma quello che, allo scoppiare della crisi si notava, e cioè che essa, scatenata da una finanza rampante e priva di scrupoli, dovesse costituire una lezione, sembra ora già acqua passata. Si dimentica presto. E se da una crisi di queste proporzioni qualcosa bisogna imparare, è che i problemi dell’economia globale non si affrontano con pannicelli caldi, ma mettendo mano a riforme strutturali e condivise, a partire da un recupero etico. In questo scenario giunge una notizia che non ha nulla a che vedere con l’economia, essendo un fatto tipicamente ecclesiale, ma che costituisce un invito a guardare all’economia con occhi nuovi: mi riferisco alla notizia che Giuseppe Toniolo, economista tra i più rappresentativi della storia del mondo cattolico, sarà presto dichiarato “beato”. Che cosa può dirci questo professore, vissuto tra il 1845 e il 1918? Già nel suo programma dei cattolici di fronte al socialismo – siamo nel 1894 – aveva additato un’urgenza: “Nel giro complesso e vertiginoso della vita commerciale” occorre “premunirsi contro il monopolio del credito a profitto di pochi speculatori”. Chiedeva pertanto di sottoporre a leggi severe le operazioni di Borsa e a legare in qualche modo i finanziatori ai rischi di impresa. Avendo l’onore di essere il postulatore della sua causa di beatificazione, ho frequentato per anni i suoi scritti, rimanendo impressionato dalla lucidità del suo pensiero e dalla passione della sua azione sociale. Passò una vita a spingere il mondo cattolico a un’azione sociale non limitata alla logica dell’elemosina, ma capace di affrontare i problemi alla radice, con una analisi attenta delle dinamiche sociali. Il rapporto etica-economia fu il suo “cavallo di battaglia”. Il suo primo grande intervento accademico – siamo nel 1873 – fu una lezione che portava questo titolo: “L’elemento etico come fattore intrinseco delle leggi economiche”. Erano tempi – ma sono proprio passati quei tempi? – in cui sostenere questa tesi era un atto di coraggio. La sua beatificazione è anche l’indicazione di un modello: di santità, certo, ma anche di una sana economia. Il suo pensiero economico – era il periodo della industrializzazione, compiuta con scandaloso sfruttamento degli operai – scendeva sul piano concreto dell’organizzazione del lavoro, dentro la fabbrica, chiedendo di fare dell’operaio un “soggetto” corresponsabile, attraverso la partecipazione al capitale con azioni nominative e comunque, una volta garantito il salario giusto, concedendogli anche una partecipazione agli utili. Sarà ora che, nell’epoca della globalizzazione, si ricominci a riflettere su questi temi? Non si risolveranno certo domattina, dato che il gioco è ormai mondiale, e la politica, specie nello scenario globale, è indebolita proprio dalle spinte incontrollabili di un mercato senza regole e da grandi interessi finanziari difficili da controllare. Ma le grandi riforme passano attraverso grandi movimenti culturali. Gli ideali fanno la storia, pur con i tempi lunghi della “conversione”. Toniolo ci addita un grande ideale. La sua prossima beatificazione è un invito a riscoprire la sua figura e il suo insegnamento.

AUTORE: Domenico Sorrentino