Il 1°gennaio di quest’anno la Costituzione della Repubblica italiana ha compiuto sessant’anni di vita, essendo entrata in vigore il 1°gennaio 1948. Da molti anni si discute di riformarla; e in realtà varie modifiche sono state già introdotte, specialmente per quanto riguarda l’autonomia delle Regioni e degli enti locali. Ma l’impianto di fondo rimane, anche se a detta di molti alcune parti della Costituzione (ma non i principi generali, che tutti dicono di rispettare) erano mal concepite sin dall’inizio e altre sono superate dall’imprevedibile evoluzione storica.
Tuttavia, la Costituzione va guardata come un bene prezioso, non solo perché ancora oggi segna le regole del gioco politico e civile (e su regole nuove non c’è affatto accordo) ma anche per l’insegnamento che proviene dalla storia della sua stessa nascita. Vediamo oggi quanto sia difficile scrivere solo una legge elettorale, e se ne dà la colpa alla frattura fra due schieramenti. Ma i conflitti di oggi sono uno scherzo, e neanche divertente, in confronto a quelli che dividevano l’Italia negli anni della costituente. Eppure, allora, tutto funzionò.
L’Assemblea costituente fu eletta il 2 giugno 1946 e concluse i suoi lavori a Natale del 1947, approvando il testo finale con una maggioranza larghissima. Ma nel frattempo c’era stato uno sconquasso. Fino alla primavera del 1947, al governo presieduto dal democristiano De Gasperi partecipavano tutti i partiti dell’antifascismo: dai liberali ai comunisti. Ma intanto l’Europa, e mondo intero, cominciavano a dividersi in due. Veniva tracciato quel confine, la “cortina di ferro”, che si sarebbe simbolicamente materializzato nel muro di Berlino. Cominciavano i quarant’anni della guerra fredda.
Da una parte la democrazia e la libertà economica; dall’altra parte, lo stalinismo e il “socialismo reale”. Questa era la posta in gioco… oggi ci si azzuffa per la direzione della Rai. E così, nella primavera del 1947 De Gasperi cacciò dal governo i comunisti e i socialisti loro alleati. L’Italia fu sull’orlo della guerra civile; le armi c’erano; solo la freddezza del leader comunista Togliatti tenne a freno l’insurrezione cui erano pronti i suoi compagni.
Ma di tutto questo non giunse eco nell’aula della Costituente, dove sedevano tutti i protagonisti dello scontro. Non fu perduto un giorno di lavoro. Sui grandi princìpi (solidarietà, uguaglianza, primato della persona, pluralismo) e sulle regole del gioco, l’accordo era totale e il rispetto fra le parti era reciproco. Ecco perché la Costituzione è preziosa. È la testimonianza di un modo di fare politica – lungimirante, responsabile – di cui abbiamo perso anche il ricordo. Servirebbe a qualcosa cambiarla? Se chi guida non sa che strada prendere e i passeggeri litigano, il problema non si risolve cambiando la macchina.