“Il Papa arriva in un’Europa priva di speranza” ma ricca di “giovani che amano e desiderano l’Europa”. Francesco martedì 25 novembre in un viaggio velocissimo, andata e ritorno in un’unica e intensa giornata, farà visita prima al Parlamento europeo e poi all’Assemblea del Consiglio d’Europa. Mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza, l’Europa ce l’ha nel sangue: da anni l’attraversa, frequenta i palazzi delle sue istituzioni, si impegna in prima linea alla costruzione di un’Unione sempre più forte e più giusta come vice presidente della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea.
Quale Europa incontrerà Papa Francesco?
“Un’Europa che ha bisogno di trovare la forza ma anche la lungimiranza della speranza. Credo che Papa Francesco sia in grado, proprio per il suo carisma e per la missione che gli compete, di trasmettere questa speranza di cui l’Europa ha bisogno. Speranza vuol dire anche orizzonti. Vuol dire saper rivolgere lo sguardo al Cielo, vuol dire guardare lontano. L’Europa è invece oggi troppo legata al presente, troppo implicata e purtroppo rinchiusa nei suoi problemi. Un Continente appesantito dai problemi di ordine economico e finanziario, che fatica a guardare al domani e a trasmettere ai giovani un ideale su cui valga la pena puntare”.
Cosa pensano i giovani dell’Europa?
“C’è un dato molto importante che emerge da una ricerca. Risulta che i giovani continuano ad avere fiducia nell’Europa. È un aspetto bello, e credo che il Papa farà leva su questa fiducia, su questo desiderio di Europa che hanno i giovani, proprio per rilanciare una proposta nuova per l’Europa”.
È significativo che un Papa latino-americano voglia farci innamorare del progetto europeo.
“È vero. Credo che si debba anzitutto ringraziare il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, per l’invito che ha rivolto quasi da subito al Papa; ma bisogna poi ringraziare il Papa che ha colto al volo questo invito, in continuità con i Papi precedenti che hanno sempre amato l’Europa e hanno sempre desiderato questa comunità europea. È vero dunque che i giovani amano l’Europa, desiderano l’Europa, ma vorrebbero anche un’Europa diversa. Speriamo che possa avvenire proprio in questo orizzonte più grande, e nel rilancio dei grandi ideali europei che hanno dato vita all’Unione dopo le terribili guerre mondiali”.
Un’Unione ancora solcata dal conflitto…
“Indubbiamente, la pace non può mai essere data per scontata. Ci sono casi difficili e drammatici, come quanto sta accadendo ai confini orientali dell’Ucraina, ma ci sono anche tanti nazionalismi e populismi che stanno sorgendo e che vorrebbero far ripiombare l’Europa in quella situazione di guerra e di competizione che ne ha insanguinato il suolo. Il Papa verrà per dirci che dobbiamo guardare avanti, non tornare indietro, per spingerci verso quella fraternità europea che deriva dal nostro essere cristiani, ma che ci arriva anche da quella civiltà europea che ha sempre cercato, pur con tanta fatica, di far emergere le cose migliori dell’Umano. Su questo, credo che il Papa potrà dirci tante cose”.
Quale il ruolo delle Chiese nelle istituzioni europee?
“Credo che debba essere quello di aiutare questa nostra Europa ad avere un’anima. Vorrei rispondere con le parole stesse di Robert Schuman, secondo il quale noi abbiamo fatto la comunità europea partendo prima dall’aspetto economico, perché era necessario partire da ciò che era più facile, ma ciò a cui dobbiamo guardare è l’unità spirituale dell’Europa e degli europei. Questo lo diceva un politico, un laico. Credo allora che il compito della Comece sia aiutare gli europei a ritrovare questa anima, e far sì che ci sia davvero un’unità e una comunione spirituale, senza la quale i soli aspetti politici ed economici sono inadeguati e insufficienti perché ci sia davvero un cammino verso la pace, la riconciliazione e la fraternità tra i popoli”.
Il più breve viaggio all’estero di un Papa
Due viaggi all’estero, intensi, ravvicinatissimi, impegnativi e non esenti da possibili “sorprese” sul piano diplomatico, politico e religioso. Papa Francesco si recherà in visita alle istituzioni europee a Strasburgo il 25 novembre. Quindi, a breve distanza, riprenderà l’aereo per raggiungere questa volta, il 28-30 novembre, la Turchia. Due “missioni” che prevedono momenti protocollari, discorsi ufficiali, incontri con autorità civili e religiose. Due tappe accomunate però dalla comune matrice europea. Che si tratti di andare nel cuore del Vecchio Continente oppure di mettere piede nella “frontiera orientale” d’Europa, la Turchia, Bergoglio non rinuncerà a portare il suo messaggio di pace e di concordia. Quello di Strasburgo sarà il più breve viaggio internazionale di un Pontefice: il 25 novembre, Francesco resterà a terra 3 ore e 50 minuti. La precedente visita di Giovanni Paolo II a Strasburgo nel 1988 avvenne in un contesto molto diverso, c’era ancora il Muro di Berlino. L’impegno di Strasburgo si configura come una visita ufficiale alle istituzioni europee che hanno sede nella città francese. Il Papa si rivolgerà prima all’Europarlamento, quindi all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. È un viaggio che non presenta eventi di tipo pastorale o liturgico.