Vogliamo ascoltare i bambini dell’Afghanistan

“Abbiamo bisogno di mantenere la fiamma della coscienza collettiva, testimoniando alle generazioni successive l’orrore di ciò che accade, che risveglia e conserva in questo modo la memoria delle vittime, affinché la coscienza umana diventi sempre più forte di fronte a ogni volontà di dominio e di distruzione”.

Aggiunge Papa Francesco, nella Fratelli tutti: “Non mi riferisco solo alla memoria degli orrori ma anche al ricordo di quanti, in mezzo a un contesto avvelenato e corrotto, sono stati capaci di recuperare la dignità e con piccoli e grandi gesti hanno scelto la solidarietà…”.

Tragedia in Afganistan

Le parole risuonano nello scorrere della tragedia che stanno vivendo gli abitanti dell’Afghanistan, che si affianca ad innumerevoli altre in terre lontane e ai confini dell’Europa. La memoria ha bisogno di una narrazione leale e reale per non dissolversi con il calare dell’ondata emotiva. Narrare il passato è generare il futuro, è un intreccio di racconti di vita che riescono a “mantenere la fiamma della coscienza collettiva”. Il primo passo è del mondo adulto, almeno di quello che, letti i titoli cubitali, viste le immagini dell’orrore e ascoltate le parole forti, scava nella vita e nella storia di uomini e popoli per conoscere, per capire, per discernere.

Le parole – e i giudizi – dei bambini

Accanto ai grandi ci sono altri che nella narrazione hanno un ruolo di primo piano: i bambini. Sia quelli sbarcati dagli aerei partiti da Kabul sia quelli che li incontreranno nelle scuole, nelle case, in tutti quei luoghi che la cultura dell’accoglienza saprà offrire perché possano crescere insieme. Forse è un sogno dopo un incubo; ma nella storia, che il più delle volte li ha ignorati, i piccoli hanno compiuto cose grandi.

I bambini afghani seduti accanto ai bimbi italiani, e non solo, si racconteranno e si ascolteranno. Non sarà subito, perché il dolore e lo strappo sono troppo profondi, ma questo giorno verrà e sarà una stupenda condivisione di dignità.

Sapranno gli adulti, i genitori. gli altri educatori e coloro che governano le città, mettersi sulla strada di chi si è opposto e si oppone al male con il bene? La responsabilità dei grandi è immensa: dovranno testimoniare che la cultura dell’accoglienza non separa l’azione dal pensiero, la solidarietà dalla giustizia.

Il sentiero della speranza

I bambini sono attenti, sanno e sapranno riconoscere i racconti veri da quelli falsi. Il loro giudizio sarà severo, anche verso il nostro Paese. Il sentiero della speranza si apre dopo quello del terrore: la direzione del cammino è indicata da quanti hanno creduto e credono nella dignità di ogni uomo e di ogni donna. Di ogni bambino.

Paolo Bustaffa