Benvenuto in Umbria l’eolico che non inquina purché non sia “selvaggio”

La progettazione di impianti per avere energia pulita e relative discussioni

E’ proprio un vento di bufera quello che continua a soffiare da qualche mese a questa parte sulla delicata questione delle fonti di energia rinnovabili. In particolare – l’immagine può sembrare anche curiosa – al centro dell’attenzione c’è proprio l’energia eolica e i nuovi impianti in progettazione su colli e montagne umbre. A Massa Martana, ad esempio, il Comitato nazionale del paesaggio e il Comitato umbro-marchigiano “Liberi Orizzonti” si battono da tempo per scongiurare la realizzazione di tre parchi eolici sulle cime della zona. Sarebbero 30 o 40 le torri d’acciaio alte circa 50 metri, con pale rotanti da 25 metri ciascuna, che secondo i progetti dovrebbero essere costruite sul crinale dei Monti Martani. “Il nostro non è un no di principio – spiega il coordinatore del locale comitato di persone legato a ‘Liberi Orizzonti’, Ennio Passero – ma un’opposizione all’eolico selvaggio. Noi vogliamo che ci sia un piano nazionale che non discrimini una regione rispetto all’altra e i singoli comuni all’interno della stessa regione”. Il gruppo martano ha voluto, in primo luogo, informare la gente del posto sui rischi di questo tipo di istallazioni: l’impatto ambientale e paesaggistico di pale, strade e tralicci; l’impatto idrogeologico per sbancamenti, cementificazione ed estrazione di inerti; l’impatto sulla selvaggina migratoria e l’inquinamento elettromagnetico. La protesta è stata cavalcata in particolare da Carlo Ripa di Meana, consigliere regionale dei Verdi ecologisti, che sulla questione ha presentato una interrogazione urgente alla Giunta dell’Umbria. La corsa all’eolico, l’uso del vento per produrre energia elettrica, avrebbe – secondo Ripa di Meana – scatenato anche in Umbria l’accaparramento sulla dorsale appenninica dei siti più favorevoli a realizzare le cosiddette “fattorie del vento” ed è prevedibile nella nostra regione la collocazione di circa 350 pale eoliche, in 22 aree distinte. Chi l’energia eolica la utilizza già, in Umbria, è ampiamente soddisfatto della scelta fatta. E’ il caso del piccolo Comune di Fossato di Vico, lungo la via Flaminia, che nel 1999 ha inaugurato un impianto composto da due pale di circa 45 metri di altezza ciascuna. Due “mulini” che producono annualmente il doppio del fabbisogno di tutto il territorio comunale, abitazioni e attività produttive comprese. E gli amministratori locali affermano che in oltre due anni non ci sono state “controindicazioni” di nessun tipo, né per l’impatto ambientale, né per quello idrogeologico o per la mortalità dei volatili migratori. “La nostra centrale eolica di Cima Mutali – spiega il vicesindaco Anna Burzacca – ha sfruttato una risorsa naturale, come il vento, per produrre energia alternativa assolutamente pulita. Nel contempo è stato anche aperto un Centro studi eolici a Osteria del Gatto che, insieme alla centrale, rappresenta un percorso scientifico in grado di attirare scolaresche da tutta Italia”. L’impianto di Fossato, però, sarebbe decisamente minuscolo rispetto a quello in progetto sui Monti Martani. Anche il Consiglio comunale di Massa Martana, nell’ultima riunione del 2001, ha chiesto ulteriori chiarimenti alla Regione sull’utilizzo dei terreni da destinare a parco eolico, per capire a che punto si trova la fase di progettazione dell’impianto. Perché la scelta dell’energia eolicaScegliere l’impatto ambientale più ridotto e il miglior rapporto tra prezzo e quantità di energia prodotta. Sembra essere questo il nocciolo del problema della scelta delle fonti di energia alternative e rinnovabili. Con tutta una miriade di interessi, di vario tipo, che si muovono dietro ai dibattiti su impianti, potenza, siti, tipologie di istallazioni. Le “fattorie del vento” di ultima generazione – tre pale da 25 metri montate su colonne di acciaio alte 50 metri – sono in grado di produrre energia elettrica per circa 7000 famiglie, risparmiando all’atmosfera 22 mila tonnellate di anidride carbonica, 125 di anidride solforosa e 43 di ossido di azoto, come ha ricordato di recente il gruppo di studio sull’ambiente del movimento perugino de “L’Italia dei valori”. Nel nostro Paese la nuova legge di liberalizzazione del mercato elettrico obbliga gli operatori del settore a produrre almeno il due per cento della loro energia con fonti rinnovabili, come l’eolico, il fotovoltaico e i piccoli impianti idroelettrici. Tutto ciò per ridurre le emissioni di anidride carbonica entro il 2010, come previsto dagli accordi di Kyoto del 1997. La nostra regione non è vocata all’eolico”In Umbria non sono adatti impianti di grosse dimensioni, per la produzione di molti Mega Watt. Questo, in generale, è un discorso che vale per tutti i tipi di energia rinnovabile in Umbria: non possiamo utilizzarli in senso estensivo, ma possiamo fare impianti di piccola taglia. Può andare bene l’eolico, il fotovoltaico, il solare termico, purché le dimensioni siano ridotte a qualche Chilo Watt, cioè impianti al servizio dei singoli edifici, quindi diffusi un po’ in tutto il territorio, magari su condomini, scuole o aziende”. L’opinione è quella di Leonardo Macchioni, eletto coordinatore provinciale dei “Verdi – Sole che ride” di Perugia al recente congresso locale del movimento. “In particolare per quanto riguarda l’eolico – continua – la regione non sembra particolarmente vocata per questo specifico tipo di energia rinnovabile. Dagli studi condotti dall’Enea risulta che in Italia le regioni più adatte sarebbero quelle del centro-sud, sia ad altezze superiori ai 600 metri sia lungo le coste”. In realtà le posizioni degli ambientalisti, sia a livello locale che nazionale e internazionale, sono molto variegate e spesso anche contrastanti.

AUTORE: Daniele Morini