Eliminare ogni pena di morte

Nel corso dell’anno si celebrano diverse giornate dedicate a temi e progetti i più vari, proposte sia dalla Chiesa (come la giornata della pace del primo dell’anno, la giornata missionaria in ottobre, la giornata contro la lebbra e molte altre) sia da istituzioni nazionali o internazionali, quali l’Onu. È una maniera di sottoporre all’attenzione della gente comune e dei responsabili delle comunità e popolazioni temi di interesse generale o di particolare urgenza, come avviene dopo un cataclisma. Questo cappello per introdurre la Giornata contro la pena di morte che si è celebrata mercoledì scorso, 30 novembre.
Ci interessa sottolineare questo argomento per varie ragioni che non riguardano in modo prevalente, per noi in Italia e in Europa, la legislazione e la prassi degli Stati. La pena di morte in Italia è stata abolita prima che l’Italia stessa nascesse nel Ducato di Toscana per opera di Leopoldo II (1786) e non credo che nessuno, se non in momenti di rabbia estrema e di disperazione di fronte a delitti crudeli, invoca più la pena di morte.

Citiamo questa Giornata per marcare la distanza culturale ancora esistente nel mondo globalizzato. I prodotti oggi tendono ad essere simili pur fabbricati in parti diverse del mondo. Ma la differenza è tra culture, modi di pensare e di essere, tra legislazioni e concezioni della giustizia e quindi dell’uomo. Ci sono ancora una cinquantina di Paesi che ammettono la pena di morte e una metà di questi la pratica tuttora. Mercoledì il Papa ha rivolto un appello ad “eliminare la pena di morte” salutando i fedeli di lingua inglese dopo la catechesi dell’udienza generale, svoltasi in Aula Paolo VI davanti a circa 6 mila fedeli. Rivolgendosi alle delegazioni di vari Paesi che prendono parte al Meeting promosso dalla Comunità di Sant’Egidio sul tema “Non c’è giustizia senza vita”, Benedetto XVI ha espresso la “speranza” che “le vostre decisioni incoraggino iniziative politiche e legislative promosse in un numero crescente di Paesi per eliminare la pena di morte e continuare un progresso sostanziale sul piano della legge penale, sia per la dignità umana dei prigionieri sia per l’effettivo mantenimento dell’ordine pubblico”.

La Giornata Internazionale delle “Città per la Vita, Città contro la Pena di morte”, quest’anno ha avuto l’adesione di oltre 1.400 città, (500 in Italia) di cui 66 capitali, in 87 paesi di ogni continente. Rappresenta la più grande mobilitazione finora realizzata per fermare nel mondo tutte le esecuzioni capitali. Per questa occasione a Roma, alle ore 19.00, si è svolta la Cerimonia finale con l’illuminazione “speciale” del Colosseo, diventato il simbolo mondiale. Non c’è bisogno di rilevare che questa nobile iniziativa di civiltà, intende anche proporre una più ampia riflessione sul rispetto della vita umana in ogni situazione, evitando omicidi, stragi e genocidi, tragicamente presenti, purtroppo, in tante parti del nel mondo.

AUTORE: Elio Bromuri