I cento diversi volti di Angela

Scopoli (Foligno). Le opere realizzate al master in arte sacra sulla Beata

Nell’originale “scrigno” d’arte contemporanea rappresentato dalla chiesa parrocchiale di Maria Santissima Assunta in Scopoli, è stato presentato sabato 5 dicembre il catalogo del “Master in arte sacra sulla beata Angela da Foligno”, che ha avuto luogo in settembre e le cui opere sono visibili nel castello di Scopoli. Alla presentazione è intervenuto il vescovo di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi, che ha messo in luce il rapporto tra bellezza e verità, anima del dialogo tra gli artisti, cercatori del Bello, e la Chiesa, che attraverso la committenza delle opere d’arte segue gli artisti indicando il significato teologico più vero e profondo. Proprio la figura di Angela da Foligno si è rivelata un terreno fecondo su cui far crescere il dialogo tra Bello e Vero.

Angela è stata una donna del popolo: assidua frequentatrice dell’alta società folignate, madre, vedova, e infine povera penitente impegnata con tutta se stessa nella ricerca di Dio e nella sequela di Cristo. In altre parole, possiamo sovrapporre al volto di Angela quello di ciascuno di noi, e questa intuizione è stata fatta propria dai giovani artisti che hanno preso parte al master di Scopoli. In molti hanno raffigurato Angela con un volto familiare: quello di un’amica, quello della madre, persino il proprio. Angela è davvero una di noi, perché il suo cuore – come il cuore di ogni uomo, che ne sia consapevole o meno – palpita cercando Dio.

L’assenza di una rigida iconografia angelana ha consentito agli artisti di confrontarsi con la Maestra dei teologi in una pluralità di rappresentazioni diverse. Alcuni hanno preferito soluzioni tradizionali, improntate al realismo, mentre altri si sono spinti verso personalissime sintesi dell’esperienza mistica. Tra i temi più ricorrenti, la croce, spesso trasfigurata e chiaramente rappresentata come strumento di redenzione piuttosto che di morte; l’eucaristia, banchetto e via verso la piena comunione in Cristo tra l’uomo e Dio; la santità, presente ora come fuoco divino che brucia e purifica, ora come prodotto di un percorso di conversione.

Anche il tema dell’ineffabilità dell’esperienza mistica, tipicamente angelano, ritorna in molte opere. È evidente come gli artisti che espongono a Scopoli siano consapevoli del rimprovero di Angela a frate A., dalla cui penna esce la cronaca, inevitabilmente “secca e arida”, di un’inenarrabile esperienza mistica. Opera certo non semplice, la trasposizione dell’esperienza mistica nell’arte si rivela di grande interesse se mediata dalla pluralità dei linguaggi artistici del nostro tempo. La sorpresa che dilata lo sguardo di Angela, la luce che irrompe, i veli che impediscono di vedere chiaramente e i tratti resi quasi impalpabili sono alcuni degli elementi che meglio rendono l’idea dell’ineffabilità dell’incontro di Angela con il Cristo “passionato”.

In questo modo gli artisti hanno voluto veicolare il senso di un’esperienza che non può essere direttamente ricondotta alla teoria, inserendosi nello snodo che rappresenta una delle dimensioni più affascinanti del Liber angelano, cioè l’impossibilità di trascrivere l’esperienza mistica in termini di scienza teologica senza perdere parte della sua vivacità. A noi uomini, come ad Angela, resta un varco strettissimo, un foro nel legno, una celletta: l’angusto spazio dell’incontro con Dio che per grazia ci lascia “assaggiare” in questa vita – anche se per un solo attimo – la dolcezza propria della comunione perfetta con lui.

AUTORE: F. M. Mattoni