Il misterioso fascino del prete

l’editoriale

Era una sera come tante e ci siamo trovati al vespro e alla messa con un gruppo di giovani nella cappella universitaria. Al termine, Simone chiede di dire qualcosa. Va al microfono: “Cari amici, per un po’ non mi vedrete. Verrò ogni tanto. Ma non tutte le sere come adesso, perché vado in seminario”. C’è stato un applauso e poi abbracci e saluti. Simone non è uno pseudonimo. La storia è di un anno fa: mi è tornata in mente ora, dopo tanto parlare di preti, in bene e in male, alla conclusione dell’Anno sacerdotale. La domanda spontanea è: chi e che cosa spinge i giovani al sacerdozio? Non tanti, certo, ma sempre più di quanto sarebbe pensabile per i tempi che corrono. La domanda rimane sospesa. Sarebbe diversa per ogni caso personale. In ogni modo non può essere relegata in un angolo. C’è un indubbio fascino che attrae, quello della sequela di Cristo, dell’adesione totale alla sua persona e al suo Vangelo. Ma non solo. La vocazione cristiana si può vivere in maniera autentica e radicale anche in forme diverse, in stati di vita familiare e professionale. Non vi sono motivazioni di ordine economico e di prestigio sociale e neppure la spinta della famiglia, che, anzi, spesso si mette di traverso. Rimane nel segreto delle coscienze, un segreto che forse anche i soggetti in questione spesso ignorano: azione di libertà e grazia, dono e mistero. Possiamo aggiungere che la forma di vita del prete racchiude una molteplicità di attività e impegni, di interessi e competenze, che ne fanno un unicum nel panorama sociale e culturale. Il prete, esecutore di azioni sacre sacramentali, in cui presta il suo io all’Io di Cristo, è presidente di una assemblea, annunciatore della Parola non sua, di Dio; teologo e profeta che invia messaggi di ravvedimento e speranza calati nella storia di cui si fa interprete, decrittando i segni dei tempi; sta accanto al malato e a chi soffre, è animatore culturale, promotore di carità e spesso di iniziative sociali collettive, talvolta cantore e musicista, custode di beni artistici. I molteplici ambiti di azione possono anche distrarlo dal centro focale della sua vocazione. Ma sono anche un campo aperto alla passione di spendersi per gli altri e alla creatività generatrice di energie. La motivazione prima e radicale, e quelle sopraggiunte a complemento, con la grazia di Dio, sono anche il fuoco che alimenta la fedeltà lungo i percorsi della storia e l’avanzare del tempo. Se si scava nella vita di preti anziani o scomparsi, si scoprono figure e opere di grande rilievo cristiano ed umano. La loro vita è stata piena e intensa ed ha segnato un periodo della storia locale. Per conservare queste storie dovrebbe essere fatta una specie di “cronotassi” (successione) dei parroci e una storia dettagliata di tutto il presbiterio delle diocesi insieme a quella dei vescovi. La storia delle Chiese particolari sarebbe veramente significativa per la storia complessiva di una città e regione. Di recente uno storico laico ha lamentato la mancanza di notizie e documenti della vita della Chesa nella regione. Si conoscono solo i fatti negativi, che pure sono successi, ma non devono essere gli unici ad essere raccontati nelle narrazioni popolari e istituzionali, come spesso avviene. Ma il popolo conosce i suoi preti da vicino e perciò in molti modi testimonia a loro favore.

AUTORE: di Elio Bromuri