La 194 rispetta la Costituzione? La Corte evita di rispondere

Il Palazzo della Consulta sede della Corte Costituzionale

È dal 1980 che la Corte Costituzionale riesce a non dirci, con espedienti procedurali vari, se l’aborto come disciplinato nei primi tre mesi di gravidanza è conforme alla Costituzione oppure no”. Commenta così Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita (MpV), la decisione di mercoledì in merito al ricorso del giudice tutelare di Spoleto il quale aveva sollevato la questione di legittimità nell’ambito di un procedimento riguardante una minorenne rivoltasi a un consultorio familiare per sottoporsi a un aborto, senza coinvolgere i genitori. La giovane poi aveva di fatto abortito con il consenso esplicito dei genitori, ma il caso ormai si era posto. “Come in almeno altri 25 casi precedenti – afferma Casini -, anche questa volta la Corte ha accuratamente evitato di entrare nel merito”. “Quali siano i motivi che rendono impossibile il discernimento, non è dato sapere. Fatto sta che questioni che avrebbero potuto mettere in crisi la legge 194 – aggiunge il presidente del MpV – sono rimaste in questi trent’anni e passa senza risposta. Ma al tempo stesso significa anche che neppure la Costituzionalità della legge 194 è stata mai dichiarata”.

“Prendiamo atto, che per il nostro ordinamento giuridico non tutte le vite degli esseri umani sono uguali” ha commentato Giancarlo Cerrelli, vice presidente dell‘Unione Giuristi Cattolici italiani (Ugci) dopo la sentenza della Corte Costituzionale. In attesa delle motivazioni della sentenza, che ci ”faranno comprendere il ragionamento della Consulta – conclude Cerrelli – ci appare chiaro sin da ora che per avallare un malinteso senso di libertà della donna, si sia consacrata l’uccisione ingiusta di esseri umani innocenti, che riteniamo siano i veri discriminati dal nostro ordinamento giuridico e dalla nostra società”.

Per Lucio Romano, presidente nazionale dell’associazione Scienza & Vita, la decisione della Consulta non dovrebbe impedire a laici e cattolici di affrontare “un dibattito in maniera costruttiva nel comune riconoscimento di valori fondativi per la democrazia quale quello irrinunciabile di ogni vita umana”.

Nel dibattito è intervenuto anche il presidente del Forum delle Famiglie dell’Umbria, Simone Pillon, con un commento lasciato sul sito www.lavoce.it. “Alcuni diritti sono insiti nel cuore dell’uomo” scrive Pillon sottolineando che “in relazione a tale assunto si danno due sole possibilità: o una società è in grado di riconoscere e tutelare tali diritti in primo luogo nella sua cultura, nel suo sentire comune e solo in conseguenza di ciò anche nelle sue istituzioni, oppure il pretendere di fare una riserva indiana dei diritti umani lasciandone la tutela agli organi politici o giurisdizionali senza più basi culturali e antropologiche nel paese, porterà sempre più ad una alienazione del vivere comune che inevitabilmente sfocierà in una crisi esiziale del sistema”.

 

AUTORE: Maria Rita Valli