Nella bozza dello statuto si ha paura della parola famiglia: si preferisce scegliere il termine “comunità familiare”

Il riconoscimento e la difesa sociale della famiglia fondata sul matrimonio. Ecco uno dei principi fondamentali suggeriti per il nuovo statuto dal documento elaborato dalla Consulta regionale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Ceu. E in questa direzione dovranno essere indicate le politiche familiari da promuovere come il principio dell’uguaglianza in dignità di tutti gli esseri umani dal primo istante di concepimento al termine naturale della vita, una politica fiscale e tariffaria regionale attenta alla famiglia che tenga conto dei carichi familiari e non penalizzi le famiglie monoreddito, l’incentivazione anche economica delle reti di solidarietà familiare, il riconoscimento e il sostegno delle diverse forme di associazionismo familiare. Nella bozza del nuovo statuto regionale si afferma in un articolo che “la Regione riconosce la comunità familiare come risorsa della società regionale ed adotta ogni misura idonea a favorirne il ruolo sociale”. La differenza appare sostanziale. La famiglia diventa comunità familiare, una definizione che può comprendere varie accezioni. E’ uno dei vari punti del testo – ancora non ancora definitivo – oggetto di posizioni contrastanti in seno alla commissione statuto. Rispetto al termine comunità familiare i consiglieri Enrico Sebastiani (Udc) e Pietro Laffranco (An) hanno proposto di cambiarlo in famiglia mentre Mauro Tippolotti (Rc) e Marco Fasolo (Sdi) preferivano l’articolo dello statuto in questa versione: “La Regione tutela la comunità familiare e promuove i diritti e il riconoscimento di unioni, frutto delle scelte libere e consapevoli di ogni individuo”. Per la presidente della commissione statuto, Fiammetta Modena, la diversità di posizioni su alcuni punti controversi – il concetto di spiritualità, la definizione della famiglia, i principi della identità nazionale, il policentrismo – “si tratta di casi limitati rispetto allo sforzo fatto per individuare un tessuto di valori comuni. Basti pensare anche al riconoscimento di una Regione che opera per la piena cooperazione con le regioni confinanti e per la interazione fra i territori. E’ evidente la volontà di arrivare ad una sintesi soprattutto nella parte che riguarda le norme programmatiche come la realizzazione del pieno sviluppo della persona umana e della piena parità tra uomini e donne; il riconoscimento della tutela della salute, della istruzione e della occupazione piena e stabile; il legame con gli umbri emigrati all’estero; la considerazione di ambiente e cultura come beni essenziali, unitamente al patrimonio storico, archeologico, artistico, paesaggistico e all’ambiente urbano; il rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza; la assunzione della programmazione e della valutazione degli obiettivi conseguiti come metodo dell’azione da pare della Regione”.

AUTORE: Romano Carloni