Opposti schieramenti. Tranne in casi speciali

Cattolici in politica: il parere di Pietro Cappannini (Forza Italia), responsabile di Azione civica - Umbria

L’avvocato Pietro Cappannini è l’organizzatore dell’incontro con l’ex presidente del Senato, Marcello Pera tenutosi la scorsa settimana alla Sala dei Notari, a Perugia, dal titolo ‘Difendere la nostra identità: cristianesimo, valori e politica’, promosso da ‘Azione civica’. Con Cappannini, La Voce continua l’ascolto di politici ed intellettuali sull’attuale situazione politica italiana, in particolare sul ruolo dei cattolici, sui Dico e sul ‘partito unitario’. Siete freschi reduci da un incontro con il senatore Marcello Pera. Ne avete tratto indicazioni per il futuro?’Anche grazie a Pera, abbiamo riscoperto l’orgoglio di avere certe idee, come l’orgoglio delle radici cristiane’. A destra cattolici più compatti, dunque? ‘I cattolici non possono più pensare al partito unico. Non si può pensare di rifare la ‘Dc del 10 per cento’ come propone Mastella a Casini e Follini. La sua è stata solo una ‘mastellata’, tipica di chi vuole solo galleggiare. Invece i cattolici devono essere assolutamente uniti sui valori fondamentali. Ad esempio, se parliamo di economia, io mi considero un cattolico liberale e poi, a sinistra, ci sono i cattolici sociali; sulle aziende municipalizzate possiamo pensarla in maniera diversa: per loro sono fondamentali, per me deprimono il mercato. Un altro esempio: anche sui finanziamenti alla scuola privata possiamo avere differenti posizioni: c’è, fra i cattolici, chi sostiene che la scuola privata debba finanziarsi interamente da sola mentre altri, come me, credono che debba essere supportata anche dallo Stato. Ma quando si discute sui valori fondamentali – quali la vita e la famiglia – dobbiamo ritrovarci tutti schierati dalla stessa parte’. Eppure ci sono cattolici impegnati in politica che sembrano pensarla diversamente da lei e dalle gerarchie ecclesiastiche. Il caso dei Dico è emblematico’ e c’è chi lamenta troppe ingerenze in politica da parte dei vescovi. ‘Quando il Papa chiama, si obbedisce e basta. La Chiesa si schiera solo quando sono in gioco i valori fondamentali della nostra società. E poi, se si vuole stare nella Chiesa occorre rispettare delle condizioni ben precise. Sennò si può uscirne. Il politico cattolico risponde al proprio elettorato e alla propria coscienza, ma anche alla gerarchia della Chiesa. Sarò conservatore e bigotto, ma la penso proprio così’. Partito unitario. Chi ci arriverà prima, la sinistra o la destra? ‘A sinistra cercano di avere un corpo unico, ma i cattolici della Margherita potrebbero creare problemi di identità alla eventuale nuova formazione. A destra, con Silvio Berlusconi, avevamo trovato un’identità attorno ad una persona. Ma, col tempo, An e Udc hanno manifestato del nervosismo, anche perché Berlusconi ha insistito nel ‘forzare la mano’ sulla centralità della sua persona. Per il momento – credo – non ci sarà nessun partito unitario, né a destra, né a sinistra. In entrambi gli schieramenti manca il sentire comune per fare due veri partiti unitari, sul modello europeo o americano. La domanda vera è: come la nostra politica riuscirà ad entrare o, meglio, a rientrare in sintonia con il Paese? Basterà una legge elettorale diversa? Di certo, ogni nuova legge elettorale sarà migliore: com’è adesso, senza la possibilità di esprimere le preferenze, gli elettori non possono nemmeno scegliere i loro veri rappresentanti”.Allora occorrono le riforme, ‘l’araba fenice’ di questo Paese. Da che parte inizierebbe lei? ‘Innanzitutto serve una grossa coalizione per fare quanto segue: una riforma istituzionale, una economica, una elettorale fondata sempre sul sistema bipolare e una sulla scuola. Sono i quattro grandi partiti del sistema politico italiano a doversi mettere d’accordo per primi, ossia Ds, Forza Italia, An e Margherita. Il vero problema è però che la politica non troverà mai la forza di rinnovarsi se non sarà la società civile a spingerla. Oggi Prodi al governo garantisce la presenza politica di Berlusconi e viceversa’. È d’accordo se affermo che anche il suo partito deve cambiare? Avete già aperto il dopo-Berlusconi? ‘Sì, concordo sul cambiamento. Dal ’94 in poi, Berlusconi ha avuto una grande occasione e ottime carte in mano. Il suo intento era quello di fare una rivoluzione liberale: meno Stato, insomma. Ma non è riuscito. Qual è adesso la situazione del centro-destra? Casini cerca di distinguersi in tutti i modi da Berlusconi, Alleanza nazionale c’è e non c’è. E l’unico soggetto della destra che mobilita i media è ancora Berlusconi. Per uscire da tale impasse, ritengo che Forza Italia dovrebbe ristrutturarsi quanto prima con la sostituzione dei vertici che hanno perso le elezioni, dando il senso del cambiamento, e guadagnare più presenza sul territorio’. Quest’ultimo è sempre stato un ‘difetto’ di Forza Italia, al punto che la sua formazione è stata etichettata come il ‘partito di plastica” Come fare, però, per riguadagnare il Paese? ‘Forza Italia deve subito caratterizzarsi sulle grandi battaglie attorno ai valori. Nel ’94, Berlusconi aveva la necessità di allestire un partito in pochi mesi. Noi lo sappiamo tutti: fece miracoli. Successivamente, il limite di Berlusconi è stato quello di non aver compreso che il partito – qualsiasi partito – è sempre un soggetto ‘altro’ e superiore rispetto alle persone. Sono le persone al servizio del partito, non è mai il contrario’. Non abbiamo ancora parlato dei Dico. ‘I Dico sono solo ed esclusivamente un’operazione diretta a legittimare le coppie omosessuali, per poi favorire le adozioni dei bambini da parte loro. Perché, sia chiaro, i Dico sono di fatto inutili per tutelare le coppie di fatto. Le coppie di fatto non omosessuali hanno già una serie di diritti opportunamente tutelati: figlio naturale, successione, pensione di reversibilità, ecc. Mi permetto di sottoporre un ragionamento molto semplice: se hai interesse ad avere un rapporto formalizzato con una persona, ti sposi. Invece, se non vuoi assumere degli obblighi, non ti sposi. Parificando la coppia di fatto alla famiglia, andrei contro quelle persone che vogliono mantenere la libertà di non assumere obblighi verso nessuno e, quindi, di non sposarsi. Perché dovrei violare questa loro libertà?’. E quindi? ‘Devono esserci dei punti fermi. Il limite va posto all’inizio, sul valore, sul principio che è la famiglia. Non bisogna arrivare a dire che anche i gay si amano e che quindi sono una famiglia come quella naturale, che è pure un dato pregiuridico. Se – una sola volta – si infrangesse il principio, dopo potremmo far adottare i bambini alle coppie omosessuali, introdurre una ‘famiglia’ composta da un uomo e cinque donne o un’altra formata da padre e figlia’ Invece bisogna bandire il ragionamento che, in molti, fanno oggi per parificare a tutti i costi la coppia omosessuale alla famiglia: che fastidio ci danno, che male ci fanno? E che male ci fa la donna col burqa, che male ci fa chi si volesse suicidare con il kit della ‘buona morte’ in un momento di sconforto, che male ci fa l’aborto, che male ci fanno i pedofili e via dicendo? Ma è proprio il relativismo culturale il grande male della nostra società e, giustamente, il Santo Padre ci avverte continuamente. Non dobbiamo mai pregiudicare i nostri valori fondamentali perché, poi, tutto potrebbe diventare lecito. E la nostra società sprofonderebbe, inevitabilmente, nel caos’.

AUTORE: Paolo Giovannelli