Sant’Ercolano una festa da non dimenticare e non dimenticata

Nella chiesa del Santo tre giorni di celebrazioni liturgiche e iniziative culturali

Quindici anni fa, il gruppo di fedeli che abitualmente frequentavano la celebrazione domenicale che si svolgeva e si svolge tuttora, sempre con lo stesso orario delle 10.30 nella chiesa di Sant’Ercolano, in collaborazione con il Comune di Perugia, in data primo marzo festa del Santo nel calendario perugino, fecero un manifesto in cui era scritto a grandi lettere: “Una festa da non dimenticare”. Si trattava proprio della festa del patrono di Perugia Sant’Ercolano che condivide con San Costanzo l’onore del culto e della devozione dei fedeli. Da quella data in poi la festa non solo non è stata dimenticata, ma ogni anno è divenuta più conosciuta e partecipata. La festa inoltre è stata un’occasione per riflettere e dibattere sulle necessarie opere di restauro di cui la chiesa ha bisogno da tempo. Anche quest’anno si è fatto riferimento a tali problemi, anche se l’interesse predominante è stato di carattere religioso. La festa si è protratta per tre giorni, dal primo marzo alla domenica successiva 3 marzo. Le celebrazioni hanno preso il via con una messa nella chiesa del Santo a ricordo dei defunti confratri del Sodalizio di S.Martino che ha la custodia dell’edificio sacro e la responsabilità della sua manutenzione: un rito della memoria e della gratitudine, ricordando tutti coloro che in passato ci hanno resi eredi di tante ricchezze spirituali religiose e culturali. Il giorno successivo i sacerdoti della città hanno concelebrato insieme all’altare che conserva le spoglie mortali dell’antico Vescovo vittima dei barbari in segno di comunione presbiterale e di missione pastorale cittadina. Celebrazioni semplici anche quelle della domenica e tuttavia molto partecipate e gioiose. Molto suggestiva l’animazione liturgica con canti polifonici della corale S. Faustino. Il culmine delle celebrazioni si è avuto, naturalmente, con la celebrazione del vescovo successore di Ercolano nella cattedra della diocesi perugina. A mons. Chiaretti è stato fatto anche un applauso per esprimere la gioia di avere ancora nella nostra città la presenza ininterrotta di un pastore successore senza soluzione di continuità. Egli ha rivolto una parola ammonitrice e richiamato alla vigilanza che non è compito solo del pastore e dei suoi collaboratori presbiteri, ma anche dei laici i quali devono sentirsi chiamati a rendere efficaci, anche socialmente, i valori della fede cristiana predicata e vissuta dai nostri padri. Un forte richiamo sul dovere di custodire e promuovere la giustizia sociale e la difesa dei poveri, anche delle nazioni povere, evitando che le grandi concentrazioni finanziarie si impossessino persino dell’aria che respiriamo. In questi tre girni vi sono state anche manifestazioni culturali di rilievo sia all’esterno della Chiesa con una festa di fiori e di musica patrocinata dal Comune, sia un concerto di organo del maestro Eugenio Becchetti, sia un’ ampia e documentata illustrazione su “Il muro etrusco e la chiesa di Sant’Ercolano tra storia e simbolo” svolta dall’arch. Michele Bilancia, alla quale hanno partecipato anche il vice sindaco Rometti, l’assessore Gaia Grossi e personalità interessate alla vita e alla custodia della città in tutti i suoi aspetti. Mons. Chiaretti: “Perugia non è isola felice. Dopo 6 anni ne sono convinto” “C’è parimenti da auspicare un insieme di interventi per un contenimento serio del dissesto sociale rimettendo al centro, ma non solo a parole, il rispetto della dignità dell’uomo e della donna e la centralità della famiglia come soggetto di diritto costituzionalmente garantito. Quanto al degrado morale, esso è sotto gli occhi di tutti e non c’è bisogno di insisterci troppo. Penso tuttavia che il male, qualsiasi male (dalla prostituzione alla droga, dalla mancanza di rispetto delle regole alla microcriminalità…), debba essere curato e stroncato sin dal suo nascere; dopo, quando ha preso piede, è troppo tardi. Intervengono a difesa del disordine e dell’immoralità ragioni pretestuose, magari ammantate di garantismo e di tolleranza, e le consuete “grida” degli irresponsabili in nome d’una malintesa libertà: la libertà cioè di chi prevarica, e non anche il sacrosanto diritto dei più di non essere insultati e offesi. Quando ciò avviene, la coesione sociale deperisce e la convivenza si fa insopportabile; anzi la mancata difesa degli inermi genera una discordia ancora più grande. Non così deve comportarsi un buon governo, anche nella nostra città e regione”.

AUTORE: E.B.