Come il “sì” di Maria: Giulia entra nell’ Ordo Virginum

All’indomani della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, un altro evento carico di gioia coinvolgerà la diocesi di Orvieto-Todi. Stiamo parlando della consacrazione nell’ Ordo virginum di Giulia Camorani, che avverrà appunto il 9 dicembre (ore 17, concattedrale di Todi), nella significativa celebrazione presieduta dal nostro vescovo Benedetto.

Di Giulia e della sua storia abbiamo già parlato in precedenza dalle nostre pagine (vedi La Voce del 13 ottobre scorso). Vogliamo qui ricordare che Giulia è originaria della provincia di Forlì e, dopo ‘essere passata’ per il Perù e per Jesi, ormai tre anni fa è approdata a Todi, insieme ad altri giovani dell’oratorio Don Bosco. Qui, per la zona di Todi e per la diocesi tutta, ha svolto e svolge molte attività, soprattutto come catechista, animatrice ed educatrice di bambini, ragazzi e giovani; e soprattutto, ha continuato il suo cammino di discernimento vocazionale, giungendo alla scelta di dire il suo “sì” definitivo al Signore, nel dono totale della vita a Lui e al servizio dei fratelli.

Anch’io sono consacrata, dal 2006, nell’ Ordo virginum; dopo ben 11 anni il Signore ‘allarga la famiglia’, elargendo ancora grazia alla nostra Chiesa particolare, che è in festa e che vede ravvivarsi nella speranza.

Non nascondo quindi la mia gioia e gratitudine a Dio per l’evento e anche per aver incontrato Giulia qualche giorno fa, con l’occasione di rivolgerle alcune domande. Domande che non possono non prendere spunto dal fissare lo sguardo su Maria, donna – come ci suggerisce don Tonino Bello – dell’attesa, innamorata, accogliente, missionaria, coraggiosa, in cammino, del risposo, del silenzio, obbediente… Domande e risposte che ci fanno pensare alla sfida pastorale della ‘questione femminile’, al ruolo e alla valorizzazione della donna nella Chiesa.

Giulia, ci siamo quasi! Quali sentimenti e pensieri albergano in questi giorni nel tuo cuore e nella tua mente?

“Manca meno di una settimana alla consacrazione: mi guardo indietro e vedo tante grazie ricevute, tanti piccoli miracoli quotidiani che rendono prezioso questo cammino d’attesa… poi tante fatiche, soprattutto fisiche, che però sono trasfigurate dalla presenza di Colui che trasforma tutte le cose. Quando sono arrivata al punto di decidere, con il Vescovo, la data della consacrazione, una speranza antica e sempre nuova mi animava: protetta dall’Immacolata, la donna del sì, la serva umile e fedele diventata regina, e dalla Vergine lauretana, tanto cara alla città di Jesi dove ho vissuto nel corso della mia formazione precedente, sarei stata al sicuro, e così tuttora mi sento. Non mi faccio particolari domande su cosa verrà dopo il 9 dicembre: ho scelto come semplice criterio di vita un piccolo passo dietro l’altro, uno alla volta, animata dalla speranza che ‘quando sono debole, allora sono forte’ (2Cor 12,10)”.

Maria è la stella della nuova evangelizzazione. In questi tempi, in cui, tra l’altro, Papa Francesco ci esorta a essere ‘Chiesa in uscita’, come vivi la dimensione della evangelizzazione?

“Pensando a Maria come immagine della Chiesa in uscita, tanto cara a Papa Francesco, mi soffermo a ricordare come tutta la mia vita sia stata guidata da diverse modalità di evangelizzazione: prima di tutto, educata alla fede dalla mia famiglia e dall’ambiente parrocchiale che mi ha accolta e amata. Nella tarda adolescenza, all’interno del gruppo ‘Oratorio Don Bosco’, ho scoperto invece, prima di tutto, l’amicizia concreta fatta di gesti e non di mille parole, il lavoro manuale che stanca ma ti fa comprendere il valore della coerenza e della costanza, e l’immensa fortuna di essere nata in un Paese dove non mi è mai mancato del necessario per vivere. Infine, mossa da queste profonde esperienze, ho deciso di donare la mia vita agli altri, e da lì è partito il vero viaggio della mia vita, non solo fisico e geografico, ma soprattutto formativo e comunitario, nell’apertura verso il diverso e l’altro da me, dal mio gruppo, da tutto ciò che è mio, con il desiderio di una vita solo per Dio”.

L’apostolato è supportato dalla preghiera e dal silenzio. Come pensi di vivere la dimensione contemplativa, alla luce di una scelta particolare, dove ci sarà sana solitudine ma anche tanta immersione tra la gente e nel mondo?

“Maria, donna del silenzio, della preghiera silenziosa, era colei che ‘serbava tutte queste cose in fondo al cuore’. Se penso al mio rapporto con la preghiera mi vedo tanto indietro, tanto deficitaria di un tempo e di un luogo solo per la preghiera. Non mi è difficile pregare, nel mio quotidiano sono più numerosi e frequenti i tanti ‘grazie’ che pronuncio davanti alla meraviglia della creazione che le preghiere tradizionali, però cerco anche nelle giornate più buie di tenere lo sguardo rivolto verso l’Alto. Anche pensando a un proposito di vita dopo la consacrazione, ritengo che la preghiera costante sarà parte integrante della mia quotidianità, in tutti gli ambiti in cui mi troverò a operare, ben sapendo che però ‘c’è un tempo per ogni cosa ed ogni cosa ha il suo posto sotto al cielo’ (Qo 3,1)”.

 

AUTORE: Michela Massaro