Speranza o disperazione?

Commentando il risultato delle elezioni europee, Renzi ha detto che gli italiani, chiamati a scegliere fra un voto ispirato dalla rabbia (cioè per Grillo) e un voto ispirato dalla speranza (cioè per lui, Renzi) hanno scelto la speranza. Bella frase, e non del tutto falsa.Ma forse sarebbe ancora più vera se alla parola “speranza” si sostituisse “disperazione”.

I due termini (speranza e disperazione) sono meno opposti di quanto potrebbero sembrare. In entrambi i casi si tratta dello stato d’animo di chi si trova in una situazione difficile e cerca una via d’uscita verso la salvezza. Ma se si dice “speranza” si pone l’accento sulla certezza, o almeno sulla fiducia; nel linguaggio cristiano, la speranza è l’altra faccia della fede (fides: fiducia).

Se si dice “disperazione” non ci sono né certezza né fiducia, c’è solo la consapevolezza che tutte le altre soluzioni sono state sperimentate e hanno deluso; ne resta una sola, l’ultima, che di buono ha solo che non ha avuto ancora il tempo di deluderci. Proviamo questa, vedremo come va. Quanto meno promette di cambiare. Ma le promesse diventeranno realtà? Nessuno può dirlo.

Tuttavia, qualche cambiamento il voto del 25 maggio lo ha veramente portato. Il primo è che il Pd ha definitivamente messo in pensione il vecchio gruppo dirigente ereditato dal Pci e da un pezzo della Dc, e con esso quello stile, quel linguaggio, quella mentalità. Il secondo (legato al primo) è che sono stati rotti gli schieramenti: il nuovo Pd ha attirato milioni di elettori da altri campi; e non si può certo dire che tutti costoro si siano convertiti alla sinistra. È proprio cambiata la geografia politica che ormai era diventata uno stucchevole teatrino, dove ogni attore cantava la sua vecchia canzone per far contenti i suoi fedelissimi. Ma un sistema politico così imbalsamato non era certo in grado di affrontare i problemi nuovi e drammatici.

Era proprio ora di cambiare.

Post scriptum: per quanto mi toccano direttamente come funzionario dello Stato, i progetti di Renzi mi danneggiano e li trovo pure sbagliati; ma questo non influenza i miei commenti.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani