Il lievito responsabile

“La corresponsabilità esige un cambiamento di mentalità riguardante, in particolare, il ruolo dei laici nella Chiesa, che vanno considerati non come ‘collaboratori’ del clero, ma come persone realmente ‘corresponsabili’ dell’essere e dell’agire della Chiesa”. Una decina di anni fa, Papa Benedetto XVI scriveva queste parole per il Forum internazionale di Azione cattolica.

In poche righe c’è un mandato ancora valido per i laici di Ac: contributo specifico, rispetto dei compiti, comunione con i Pastori. Un mandato che, dopo la “diaspora ecclesiale” postpandemia, risuona ancora più urgente e necessario pure per le Chiese umbre.

Ruolo e rilevanza del laicato sono stati messi alla prova dai decenni scorsi, dai cambiamenti radicali del nostro Paese e della politica, dalle fatiche che la Chiesa post-conciliare fa ancora oggi ad accettare la corresponsabilità dei laici nella vita ecclesiale. E sì, quest’ultimo è ancora uno dei “punti dolenti” della quotidianità ecclesiale e della relazione di Ac con vescovi e sacerdoti. Su questo tasto i laici di Ac battono da tempo, e tanto hanno aiutato a plasmare identità e soggettività di tutti i battezzati a servizio della Chiesa di oggi.

È tempo di scrutare avanti, verso l’orizzonte, con sguardo profetico e piedi ben piantati a terra. Con obiettivi ben precisi, anche nella nostra terra umbra. I credenti adulti e maturi vanno formati avendo molto chiare la situazione attuale e le sfide della contemporaneità. Nella Chiesa che aspira a essere “sinodale”, il laicato associato può essere decisivo nel trovare la strada giusta, aggregando anche altre esperienze ecclesiali.

In Umbria, i numeri di Ac parlano di una presenza esigua ma viva e vitale. Una sorta di “ribellione alla statistica”, l’ha definita il presidente nazionale Giuseppe Notarstefano, come raccontiamo nel giornale. Una presenza che ora va rilanciata con un duplice impegno: quello dei laici a riscoprire l’essere lievito che fermenta e fa crescere tutta la “pasta”; e quello dei Pastori, a cominciare dai vescovi, a scommettere proprio sui laici per dare nuova linfa alla vita della Chiesa.

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